lunedì 23 luglio 2012

le melanzane della signora Odilia


Siamo in sei nella Cinquecento abbandonata.
Claudio e Carmelo l’hanno ripulita e adesso è proprietà privata loro.
Hanno fatto un bel lavoro, hanno attaccato anche un adesivo della Juve al finestrino.
Dicono che dentro c’era del giornale sporco di cacca e un sacco di siringhe.
Io ho paura delle siringhe: qui in piazzetta ci sono siringhe dappertutto, ci vengono sempre i drogati a drogarsi e quando hanno finito buttano le siringhe in giro. Quelli educati ci mettono il cappuccio sopra, quelli maleducati le lasciano così e poi noi rischiamo di pungerci e diventare drogati come loro.
Nella Cinquecento si sente ancora puzza di cacca ma io non dico niente, ho paura che se mi lamento poi mi mandano via.
Carmelo e Claudio sono seduti davanti e tirano fuori un giornalino in bianco e nero, tipo Alan Ford ma sopra ci sono dei signori e delle signore disegnati come se fossero veri, che non fanno facce buffe.
Claudio legge la storia.
C’è la signora Odilia che va dal fruttivendolo e compra dei cetrioli dal signor Osvaldo.
Poi va a casa e si spoglia nuda e si mette il cetriolo nel sedere e fa dei versi con gli occhi chiusi.
La signora Odilia va tutti i giorni dal signor Osvaldo e la scena si ripete.
A volte la signora Odilia quando ha il cetriolo nel sedere dice “Osvaldo! Osvaldo! Mmmmh, sì!”
Un giorno il signor Osvaldo ha finito i cetrioli. La signora Odilia compra delle melanzane.
Poi si mette anche la melanzana nel sedere.
La Silvia, che ha dodici anni ed è la più grande di tutti, dice che quello non è il buco del sedere ma quello della pipì. Nessuno le crede, tutti ridono. Rido anche io, la Silvia si arrabbia, nessuno le da retta.
La signora Odilia non riesce più a tirare fuori la melanzana dal sedere, le rimane dentro nella pancia.
La signora Odilia muore.
A me questo giornalino non ha fatto ridere.

lunedì 16 luglio 2012

dimmi una parola. #8 "stringere"


“Stringere. Devo stringertela qui, un po’ sul lato, e spostare un bottone: ci metto due minuti.
Ma tu, intanto, siediti. Dimmi mo’, raccontami qualcosa di bello. Ma sì, qualcosa che mi svaghi mentre cucio. Che poi, “svagare”: mica sono in pensiero mentre cucio, mica ho davvero bisogno di svagarmi: mi rilasso, io, quando cucio! Faccio per dire, svagare. Che a me mi è sempre piaciuto cucire. Beh, sempre sempre poi no: avrei preferito continuare la scuola invece che andare a lavorare. Ho fatto le commerciali, io, eh. Poi però mia sorella l’hanno mandata in sartoria, che a lei non piaceva studiare, che era un po’ sorda lei, e allora quando ha iniziato il lavoro era gelosa che io studiavo e pensava che non facevo niente, a star a casa sui libri, e ci diceva a mia mamma che dovevo lavorare anche io. E quindi poi niente, m’han mandato anche a me in sartoria.
Che poi alla fine è andata bene così eh, non mi lamento mica. Che adesso pare che le donne non sappiano neanche fare più gli orli ai pantaloni e una sarta torna utile.

sabato 14 luglio 2012

come un piccolo bacio


“Grandecompagniadiprenotazionialberghi, buongiorno! Sono Sara, come posso esserle utile?” oppure “Grandecompagniadiprenotazionialberghi, buonasera! Sono Sara, parlo col Signor Tizio Caio?”.
Così, sempre uguale, decine di volte all’ ora, otto ore al giorno. 
Per fortuna la mia scrivania è vicina alla finestra.
Quando rispondo al telefono guardo fuori: il canale grigioverde, le terrazze dei dirimpettai, la barchetta rossa accanto a quella nera e bianca. E immagino.
Immagino la faccia di chi sta dall’altra parte del telefono, le sue dita tozze, le rughe della fronte, le unghie sporche, le pellicine strappate o il french. Immagino ventri rotondi, pelli ustionate dal sole, ventiquattrore, lenzuola da cambiare, frigo pieni, olio solare al cocco, maalox.
A seconda delle voci, dei rumori di sottofondo, degli accenti, delle espressioni utilizzate durante la conversazione, mi figuro cucine economiche, televisori al plasma, uffici senza aria condizionata, scarpe dozzinali, scaffali ikea zeppi di libri, cenere di sigaretta nel piatto tra gli avanzi del pesce, tende del salotto ingiallite, il giro di perle, occhiali con le lenti da cambiare, piercing al labbro, gatti rossi, pappagallini, pannolini da cambiare, bollette del gas, bollette della luce, il bmw in garage, la ricrescita scura sotto il biondo platino, la cera ai pavimenti, la spesa alla coop, le pattine.
Immagino la gente e le loro vite: è una delle cose che più mi piace fare, immaginare.