domenica 29 gennaio 2012

a mia sorella arianna

di un amore primitivo ti amo, sorella mia
la più piccola,
di un amore di cani io 
ti amo.

amore
che nella notte veglio
riparo sotto la tempesta
proteggo
dalle forze centripete
dagli scossoni del tempo
dai millemila chilometri
nel vento.

sorella mia
ti tengo
in un angolo oscuro di me
un origami ripiegato 
a quadratini e a zigozago.

ti tengo, sorella mia
in un cantuccio buio 
che nel suo interno fa luce a spalancarsi
e giardini
e alberi ritti e tonanti
sequoie
e stormi di storni
sardine a banchi
farfalle monarca in migrazione
e oche, anch’esse in migrazione
la piazza djemaa el fna
hagia sophia
il muro di berlino
i libri già letti
i libri da leggere
le ossa 
i morti
i pesci volanti
lo sprofondo 
noi, femmine
noi, resistenti
l’acqua
i semi
le radici
il vino buono.

sorella mia
la più piccola
ti tengo.
sorella mia
ti amo, io.

mercoledì 18 gennaio 2012

io che sono una persona ansiosa

facciamo che io conoscevo una persona
e la consideravo mia amica
e facciamo che questa persona 
non mi considerava amica;
facciamo che questa persona partiva
e io che sono una persona ansiosa mi preoccupavo
e volevo sapere se era arrivata a casa
se il viaggio era andato bene
se sull’aereo le avevano dato il tramezzino
e se il pane del tramezzino era ghiacciato
come è sempre il pane 
dei tramezzini sugli aerei
o se le avevano offerto un cornetto, 
caldo, magari, alla crema;
facciamo che io le volevo domandare
se dagli oblò aveva visto le nuvole 
a gomitoli
o se il cielo era spianato di blu 
dipinto di blu;
facciamo che io mi chiedevo 
se non l’avevano presa in ostaggio gli pterodattili
se non era rimasta vittima 
delle cavallette d'egitto
e di tutte le altre nove piaghe
ma siccome non lo sapevo
non riuscivo a dormire
né a fare il sudoku 
né la pasta coi ceci
nemmeno una tisana, niente.

facciamo che alla fine
io scoprivo che tutto era andato perfetto
ed eravamo felici
e diventavamo amici per davvero
perché se no questo gioco
era un gioco che non fa divertire
anzi, che barba di gioco
era questo, se no.


domenica 15 gennaio 2012

come un passero che non sa volare

- guarda che non serve, basta premere invio!
- sì, sì, lo so! non sono mica stupida, ho capito!
- e allora perché lo fai?
- perché mi sembra che arriva prima, così…
- ma mamma…
- sì, ho capito. non lo faccio più.

sono le otto e venti di mattina ed è il mio compleanno.
mia nonna è in camicia da notte, il vecchio nokia 3310 in mano.
mia madre è quasi pronta per uscire.
io non sono lì con loro ma, siccome sono un narratore onnisciente, vedo tutto e so anche cosa pensano mia madre e mia nonna.
- adesso vai?
- sì, mamma, adesso vado.
- dai che chiudo.
- sì…posso avere il tempo di mettermi la giacca?
- sì, ma vai.

mia madre esce, mia nonna chiude la porta - giro di chiave sopra, giro di chiave sotto.
poi guarda nuovamente il telefono -stavolta con gli occhiali da mosca- e scrive:
“auguroni di buon compleanno. beata te che ne hai pochi. segue lettera”.

poi va in cucina 
apre la portafinestra
         -  fuori fa meno tre
mia nonna è in camicia da notte
le gambe nude
i piedi nudi
va sul balcone
il cellulare tra le due mani
preme invio e
contemporaneamente
fa questo gesto

come di lanciare 

           un passero che non sa volare

come di spedire 
                            un piccione viaggiatore

come di spruzzare 

                                          acqua

       della piscina, acqua

                                         di mare

dal basso verso l’alto:

                 hop! 

                 hop!

                 hop!

tre volte 
per essere ben sicura
che il messaggio
sia partito
e arrivi
veloce
presto
ancora prima
da me.

mia mamma dalla strada la vede
scuote la testa
mia nonna si stizzisce
fa spallucce
dice 
col mento
“a me, mi sembra che arriva prima, così”.

poi 
chiude la finestra
si siede sulla sedia piccola rossa
si stropiccia gli occhi
e aspetta
che io le risponda.

giovedì 12 gennaio 2012

genti di desiderio (seconda parte): #1= - #1

il giochino è che a ogni gente di desiderio ne corrisponde un' altra con desiderio di forza uguale e contraria.
quindi dovete andare indietro a cercare, per ogni numero, il suo gemello uguale e diverso.
la poesia che segue è la risposta a questa.


*

il corpo mi fa un cerchio
impenetrabile,
un carciofo.
e tu di dietro,
che ti sento i respiri come le onde,
come le tovaglie stirate
- regolari, piane -
non smuovi.
allunga la tua mano, sentimi:
una a una le mie vertebre
implorano le tue carezze,
milioni
centinaia di migliaia
e se non milioni almeno mille
quattrocentododici
trentasette
undici
tre
una.

ma accarezzami,
ora
centimetro per centimetro
verticale.