lunedì 16 luglio 2012

dimmi una parola. #8 "stringere"


“Stringere. Devo stringertela qui, un po’ sul lato, e spostare un bottone: ci metto due minuti.
Ma tu, intanto, siediti. Dimmi mo’, raccontami qualcosa di bello. Ma sì, qualcosa che mi svaghi mentre cucio. Che poi, “svagare”: mica sono in pensiero mentre cucio, mica ho davvero bisogno di svagarmi: mi rilasso, io, quando cucio! Faccio per dire, svagare. Che a me mi è sempre piaciuto cucire. Beh, sempre sempre poi no: avrei preferito continuare la scuola invece che andare a lavorare. Ho fatto le commerciali, io, eh. Poi però mia sorella l’hanno mandata in sartoria, che a lei non piaceva studiare, che era un po’ sorda lei, e allora quando ha iniziato il lavoro era gelosa che io studiavo e pensava che non facevo niente, a star a casa sui libri, e ci diceva a mia mamma che dovevo lavorare anche io. E quindi poi niente, m’han mandato anche a me in sartoria.
Che poi alla fine è andata bene così eh, non mi lamento mica. Che adesso pare che le donne non sappiano neanche fare più gli orli ai pantaloni e una sarta torna utile.

Io gli facevo tutti gli orli e le riparazioni ai Beretta, diciassette anni ci ho lavorato, da loro. Coi contributi, eh. Tutto ho risparmiato, tutto. Per pagare la casa, il mutuo. Tutto da sola, eh. Ché il nonno m’ha lasciata qui con tuo padre e i tuoi zii e si è fatto quell’altra moglie, giù in bassitalia. La chiamavano la Zingara, ché lui la riempiva di gioielli che neanche al monte di pietà ne tenevan così tanti. Io non l’ho mai vista, eh. Dicevano così, che sembrava una zingara, non so poi se è vero. Comunque so che lui, dopo un po’ che faceva su e giù col camions, che faceva i trasporti…trasporti di frutta, di sale, trasporti di pollame…dipendeva: quello che c’era bisogno. Insomma lui, una volta, torna su e io lo sapevo, all’epoca, che ci aveva già la Zingara e che stava da lei le settimane e quella volta era stato via settantatasette giorni senza mai chiamare. Lui torna, che aveva un trasporto da fare e voleva tornare a casa a mangiare bene e dormire nel letto stirato, tutto nel pulito…che quella là era una sporcacciona, era una donna un po’…come dire…una donnaccia. E lui viene su e quando è vicino a Reggio mi chiama, che si fermava sempre là a una trattoria a mangiare e dormire, che diceva che avevano il prosciutto buono, e il lambrusco, e mi chiama e mi dice: “Nives, preparati che domani il tuo bandolero ritorna!”.
E faceva lo spiritoso! Ma non ero mica pronta, io, che ormai erano dei mesi che stavo da sola coi bambini e stavo tanto bene che non ti dico senza tuo nonno! 
Allora niente, sai cosa ho fatto? Aveva la fisarmonica che gli piaceva tanto suonare e firulì e firulà? Tutti i tasti gli ho smontato, tutti! Una fatica! Non è mica semplice da aprire, una fisarmonica, veh! E i suoi quadretti da Balilla? Tutti glieli ho rotti, tutti! Tranne uno, con su Mussolini, che lui era un fanatico fascista come la sua mamma e aveva appeso in casa tutti i suoi bagai anche se sapeva che a me mi davan fastidio, che i fascisti ci avevano bruciato la casa quando stavamo giù a Case Strette. Beh, insomma, su quel quadretto ci ho attaccato un bel bigliettino, con scritto in bella calligrafia: “Ricordati che lui, le zingare, le bruciava tutte”. 
E poi basta, che la gonna te l’ho stretta e tu non mi hai raccontato niente. Vedi mo’ come sono svelta!”


***

La parola di oggi, "stringere", ci è stata gentilmente offerta da Jun R. 
Mi scuso per il ritardo con cui sto portando avanti questo giochino ma in questi mesi ho vissuto dei cambiamenti importanti e ho dovuto mettere da parte il blog per un po'. Spero di riuscire a riprendere a scrivere con la stessa frequenza di prima: mi manca, questo posticino qui, mi mancate voi.


4 commenti:

  1. e che te lo dico a fare... che mi catturi sempre e che vorrei non finisse e che mo' mi serve na cosa da stringere che voglio sapere il resto

    elia_pippi

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  2. i tuoi commenti mi fanno sempre tanto piacere, eliù :*

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  3. ma noi qui siamo..
    ad aspettare che tu ti metta a raccontare..
    :D

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