martedì 8 marzo 2011

dice mirna

dice mirna
ricominciare a fare senza passare dal pensare. fare e basta, che poi ritrovi il piacere di fare.
fare senza pensare.
lo dice mirna.
se lo dice mirna è vero.
e io allora lo faccio.
disciplino il corpo e la mente. rieduco.
orario per andare a letto, per leggere, per dormire e per svegliarmi.
uscire e passeggiare al parco alla mattina appena sveglia.
cucinare
e
mangiare.
la doccia.
fare fare fare.
poi, nel ripetersi del fare, si generano crepe e spaccature.
e da lì germoglia il piacere.
così dice mirna.
e allora io faccio.

mi sono iscritta a un corso di disegno.
sono andata venerdì a seguire la lezione di prova.
lo studio dove charissa, la mia insegnante, dà le lezioni, è al pian terreno di un palazzo che fa angolo. così la luce entra da due lati.
sono entrata ed ero un po’ a disagio, avevo paura di essere troppo in anticipo. nelle situazioni nuove mi sento sempre un po’ a disagio, fuori posto. invece Charissa mi è venuta incontro sorridendo e mi ha detto: “Sara?”. avevo fissato l’appuntamento, per quello sapeva il mio nome. mi è piaciuta questa cosa che mi abbia chiamato per nome, mi ha fatto sentire un po’ come a casa.
mentre charissa parlava al telefono, io curiosavo in giro. c’erano barattoli pieni di pennelli e matite e tubetti di colori in ordine cromatico.
poi charissa mi ha fatto accomodare in un’altra stanza. mi ha chiesto se il mio nome si pronunciava Sara o Sarah. abbiamo parlato in inglese.
charissa mi ha detto che avrei dovuto provare a ricopiare una tazza. mi ha dato una matita e una gomma. dopo, avrei dovuto tentare di definire i volumi con dei carboncini e dei bastoncini di grafite. almeno, credo che fossero bastoncini di grafite: in inglese non capivo una cippa dei nomi che pronunciava la mia insegnante, io dicevo sì e basta ma non riuscivo a memorizzare. mi ha dato anche una gomma pane e una specie di matitina di carta, una robina tutta pelosetta per fare le sfumature.
ho disegnato, due ore.
tutto il mio corpo è caduto in una sorta di stato ipnotico.
eravamo solo io e il foglio e tutto quel materiale per me nuovo e bellissimo e quella fottutissima tazza che non voleva saperne di farsi disegnare uguale uguale.
ogni tanto charissa veniva da me, mi correggeva, mi chiedeva dove, a mio avviso, avevo sbagliato. mi diceva di osservare il mio lavoro attraverso lo specchio per vederne i difetti.
io rispondevo, un po’ ridevo, facevo battute sull’obbrobrio partorito, mugulavo quando lo guardavo allo specchio. poi riprendevo a disegnare.
dopo due ore ero stremata.
charissa deve essersene accorta e mi ha detto di non preoccuparmi, che all’inizio è sempre così.
in realtà ero stremata ma traboccante di un benessere antico e dimenticato, un benessere lontano di merende dalla nonna e capanne costruite con le coperte tra le sedie, benessere di giochi e storie inventate. benessere di piccoli.

oggi è martedì e mi scopro ad attendere impaziente il venerdì.
ve-ner-dì.
senti come suona bene.
ve-ner-dì.
aspetto il venerdì con eccitazione, lo desidero.
desiderare è già provare piacere, è provare un piacere tutto in potenza, è l’idea platonica di piacere in nuce. quindi, in un certo senso, il desiderio è la massima espressione del piacere.
io oggi desidero il venerdì, il mio venerdì, solo mio.
venerdì. venerdì.
come succhiare la vita dal becco dei passeri, come ritornare a camminare dopo una malattia.
venerdì, venerdì.

dice mirna.
dice bene.

6 commenti:

  1. dice bene Mirna ..sono felice per te....!!!

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  2. elia_pippi ha detto...

    "come succhiare la vita dal becco dei passeri"
    poesia che diventa immagine e quando le parole diventano immagine mi emozionano

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  3. uhhmmm! sento che mi salirà l'occhiuolina agli occhi...
    bedda s, brava!
    (grazie a mirna per il suo dire)

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  4. ...e capanne costruite con le coperte tra le sedie....
    non immagini quante!!!!
    che bel momento, sensazioni hai trasmesso.

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  5. Si ma chi è Mirna?
    E' un po come quando mi nonna mi diceva
    "l'ha detto la televisione quindi è vero"

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