“Devono smetterla di parlare della Resistenza e dei partigiani, osannandoli e basta. La Resistenza non è stata di tutti, la Resistenza non è stata di tutta l’Italia!”.
“Ma nonna…”.
“Ci siamo scannati tra vicini di casa, in casa. Ci siamo scannati tra parenti, tra cugini, senza pietà. Siamo diventati delle bestie, tutti, anche i partigiani”.
*
“Stavamo sopra in cima a Baruffini, sopra il camposanto, in quel punto dove la strada curva stretta stretta e c’è una specie di muretto di sassi, là dove si vede tutta la valle che si apre in giù come una cascata. Ero una ragazzina, avevo dieci anni, stavo là con mio zio, un po' accucciata.
I fascisti stanno andando al cimitero zitti, portano un ragazzo a seppellire.
Io e mio zio li guardiamo da sopra, loro non ci vedono.
Mio zio prende la mira con quel fucile speciale che aveva lui, poi spara: ne colpisce due.
I fascisti cadono, van giù come sacchi di patate: tum-tum.
Io salto, grido: “Bravo zio! Due fascisti! Li hai presi!”, come ad essere alla caccia dei fagiani, delle anatre.
Capisci? Io mi vergogno di me, oggi, per quella felicità di allora. Ma cosa vuoi? Adesso, non serve più a niente…”.
“Qualche giorno prima, ero nei campi con la mia mamma e altre donne. Sarà stato ottobre o fine settembre perché stavamo raccogliendo il grano saraceno che si raccoglie in quel tempo lì.
Succede che rimaniamo senza niente da bere e mi dicono di andare a prendere dell’acqua o del vino.
Mi incammino. Mentre sono giù per il campone decido di prendere la scorciatoia, per fare prima.
E vedo tre ragazzi che corrono, corrono, corrono come lepri. Fascisti. Ragazzotti. Giovani che non ne hai un’idea. Dietro ci sono i partigiani. Coi fucili. I ragazzi corrono, i partigiani dietro. Tra i partigiani ci sono tanti che conosco, ma non li ricordo tutti; di certo ricordo mio zio, che era uno squadrista, prima. I voltagabbana: anche allora, uguale a oggi.
Arrivo in casa, chiudo la porta. Ho capito che finisce male, ma sono curiosa, voglio vedere. Allora vado alla persiana che aveva quattro listarelle di legno mobili. Le sollevo, ci spio attraverso.
L’ultimo, di questi ragazzi, alla fine non ce la fa. Cade. E gli sparano tutti addosso, tanto, a lungo.
E’ il ragazzo che portavano al cimitero.
Io torno al campone, porto l’acqua, il vino o quel che l’è, e racconto la mia storia: “Sapete che ho visto che hanno ammazzato un fascista?”.
E tutti mi guardano male, pensavano già al dopo.
“Mia madre è incinta che aspetta la mia sorellina e prepara il fagotto per andare giù a Tirano a partorire, che ormai manca una settimana.
E’ pronta a scendere ma tutti le dicono di scappare in su, che stanno tutti nascondendosi su per i monti, alle baite: i fascisti non l’hanno digerita che gli avevano ammazzato due dei loro davanti al cimitero e stan salendo a far strage a Baruffini.
Mia madre allora attraversa i monti, con una pancia che è un'anguria, arriva da degli amici a Lovero e in casa loro partorisce.
I fascisti arrivano invece a Baruffini e non trovano nessuno. Bruciano tutto tranne casa nostra. Perché? Perché trovano appese al muro le fotografie di due cugini soldati morti uno in Francia e l’altro in Grecia che avevano ricevuto gli onori di Mussolini. Avran pensato che era una casa di fascisti, chi lo sa.
Ecco.
E poi di continuo così.
A rincorrersi, ad ammazzarsi.
Come con quell’uomo davanti a casa mia, che dicevano “Adesso lo facciamo parlare, con le buone o con le cattive”. Ma non si muoveva più da tanto era spossato, non riusciva nemmeno più a camminare. Mi par ancora di vederlo. E’ finita che l’hanno ammazzato, come doveva finire?
Io dico che per noi la Resistenza è stata una guerra civile, che siamo state bestie tutti, tra di noi.
Per quello non mi piace l’idea di ricordare, il 25 aprile.
Io, per me, dimenticherei volentieri tutto”.
sì, si sono scannati tra vicini di casa, tra fratelli, anche.
RispondiEliminama in ogni caso non è tutto uguale, non è mai tutto uguale. gli uni non sono uguali agli altri, nonostante siano ormai tutti morti e tutti, forse, ugualmente crudeli.
ma questo secondo me, eh.
La memoria dovrebbe essere proprio questo. Ricordare perché non riaccada. Io non c'ero però voglio sapere. Vedere il mio paese oggi così così com'è ridotto...sapendo la sofferenza e la morte di molti, questo si che mi fa davvero male.
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