IV.
Indietro non si torna
ma qui non è come credevamo, habibti
non è un qui come il nostro, questo
pieno di spazi nostri, vuoti.
Il nostro qui è terra rossa
pietre sterpi poca ombra tanto sole;
pietre sterpi poca ombra tanto sole;
è cicale, i merli la mattina, gatti magri
strade polverose disegnate
silenzio sopra intorno dentro
solo
scricchiolare
di piedi sopra i sassi
un belare
un abbaiare
il fruscicare delle foglie:
tutto tanto
immensamente tanto
tanto, tantissimo di poco.
Questo, di qui, invece, è un qui straripante
troppo abbondante, amore mio
un qui troppo pieno affollato senza vita
- villaggi senza terra senza piante senza bestie senza figli
qui è tutto macchine case supermercati strade
tantissime strade e luci
la sera, la notte, tutta la notte
luci rumori musica -brutta musica
la gente che passa
la gente che non mi guarda
le donne sole
le donne nude
i vecchi soli
il cibo tanto
il cibo tantissimo
tutto il cibo nella plastica
verdure nella plastica
la televisione
le regole
gli orari
il cielo piccolo
il rumore
questo rumore, habibti
tu non puoi sapere questo rumore.
qui è tanto tutto
tutto troppo forte
troppo veloce
troppo difficile capire
impossibile spiegare
habibti
pensarvi lì mi ammala
pensarvi qui mi uccide.***
Ispirata al film My name is Adil, così potente da farmi tornare la voglia di scrivere.
Nessun commento:
Posta un commento
se accedi come anonimo perché non sei utente google e blablabla, mi piacerebbe che ti firmassi almeno con uno pseudonimo, così rispondendoti potrò rivolgermi a te in modo meno impersonale. ciao e grazie per il tuo commento!