- uh! che buio! non si può accendere la luce?
- aspetta, aspetta…adesso segui la mia voce…poi la luce arriva.
- sì, ma tu parla eh, che non voglio mica perdermi!
- non ti preoccupare, siamo quasi arrivati. vedi che si fa già più chiaro?
- uh…sì!
- …
- ehi, ma…ma…
e dentro l’orecchio, dopo uno stretto passaggio che neanche a venezia, tutto si fa spazio illuminato soffice. c’è una luce diffusa, morbida e gialla sospesa, una luce a grappolo, che sembra provenire da diversi punti. è come luce di lanterne appesa al didietro di centinaia di lucciole che fluttuano vicine e piuttosto compatte. apposta non dico “sembra luce di lucciola” perché la lucciola ha una luce fredda, come un neon, invece questa è luce di camino, calda.
intorno alla luce non si vede nulla, non si vedono i confini di questo spazio, solo si sfuma gradatamente nel nero questa luce di lucciole-lanterna.
- siamo arrivati? sono un po’ stanca di camminare.
- arrivati? non si arriva mai…però sì, diciamo di sì. guarda!
- eh, vedo. ma c’è solo luce…
- no, devi guardare meglio, non vedere: guardare.
- uhm…
e ‘sto pagurino nudo ha ragione, che a spremersi gli occhi in effetti qualcosa si scorge: intorno, quel niente che vedevo non è niente, quel niente sono montagne, no anzi, dune, no anzi, sono…che cosa sono ?
- aspetta, aspetta…adesso segui la mia voce…poi la luce arriva.
- sì, ma tu parla eh, che non voglio mica perdermi!
- non ti preoccupare, siamo quasi arrivati. vedi che si fa già più chiaro?
- uh…sì!
- …
- ehi, ma…ma…
e dentro l’orecchio, dopo uno stretto passaggio che neanche a venezia, tutto si fa spazio illuminato soffice. c’è una luce diffusa, morbida e gialla sospesa, una luce a grappolo, che sembra provenire da diversi punti. è come luce di lanterne appesa al didietro di centinaia di lucciole che fluttuano vicine e piuttosto compatte. apposta non dico “sembra luce di lucciola” perché la lucciola ha una luce fredda, come un neon, invece questa è luce di camino, calda.
intorno alla luce non si vede nulla, non si vedono i confini di questo spazio, solo si sfuma gradatamente nel nero questa luce di lucciole-lanterna.
- siamo arrivati? sono un po’ stanca di camminare.
- arrivati? non si arriva mai…però sì, diciamo di sì. guarda!
- eh, vedo. ma c’è solo luce…
- no, devi guardare meglio, non vedere: guardare.
- uhm…
e ‘sto pagurino nudo ha ragione, che a spremersi gli occhi in effetti qualcosa si scorge: intorno, quel niente che vedevo non è niente, quel niente sono montagne, no anzi, dune, no anzi, sono…che cosa sono ?
sono
piante altissime e sottili
tutte scure fino al cielo
che in cima si curvano e fanno una culla al contrario.
sono
medaglie impilate come soldini
e
piccoli teschi a palla ammucchiati
e
insetti
con mille gambe e antenne
e
fruscii di foglie
e poi
lingue e occhi
a galleggiare anche loro
tutti in mucchi separati
come di biancheria
come tante stanze sul corridoio.
piante altissime e sottili
tutte scure fino al cielo
che in cima si curvano e fanno una culla al contrario.
sono
medaglie impilate come soldini
e
piccoli teschi a palla ammucchiati
e
insetti
con mille gambe e antenne
e
fruscii di foglie
e poi
lingue e occhi
a galleggiare anche loro
tutti in mucchi separati
come di biancheria
come tante stanze sul corridoio.
e io dico
- dov’è, qui?
- qui è dove tu senti, sono le parole che senti e ti entrano dentro, tutti i giorni, da sempre, da quando ancora stavi nella pancia.
- …lì?
lì è acqua e rumori di animale madre. lì era la mia pancia.
il paguro annuisce sorridendo.
- dov’è, qui?
- qui è dove tu senti, sono le parole che senti e ti entrano dentro, tutti i giorni, da sempre, da quando ancora stavi nella pancia.
- …lì?
lì è acqua e rumori di animale madre. lì era la mia pancia.
il paguro annuisce sorridendo.
poi ritorno a questi occhi, questi occhi che non so cosa sono e poi lo so, di colpo lo so. sono le parole non dette, le parole degli sguardi, le parole che si avevano in gola e sono uscite solo sulla faccia, mute.
come l’altro giorno sono uscite dagli occhi della mamma e dal papà di monica, la ragazzina con gli occhi ad oblò che lavora con me. loro non ti parlano con la bocca, loro ti parlano con gli occhi. niente mi hanno detto, niente mi ha detto lui con quegli occhi di animale di bosco che sfugge, niente mi ha detto lei con quegli occhi di fiera, niente mi hanno detto ma io ho sentito tutto. anche se non avete avuto il coraggio di chiederlo perché vi sembrava cosa impropria, io l’ho sentito uguale e sì, non la lascio da sola la vostra bambina, ci guardo sempre con occhio un po’ di zia, anche se è grande.
sono parole mute, sono schiaffi, mani che ti stringono il volto prima di un bacio bagnato, quegli occhi nell'orecchio, sono parole di niente.
di niente come quel niente che mi ha detto stefano quando se ne è andato, che niente mi ha detto perché io non c’ero, io non ci sono voluta essere quando era malato. e però lui tutto mi ha detto coi suoi occhi prima di andarsene per sempre e quegli occhi ancora dentro adesso mi parlano e ridono e mi danno un perdono che io non so darmi.
alcuni occhi parlano più della voce, parlano sincero e tu sai tutto dagli occhi. gli occhi dopo ti entrano nelle orecchie perché dentro quelle due biglie sta la verità e a volte è verità di buio che la lingua ha paura a dire, a volte è verità di amore troppo doloroso a cantarsi o di addio afono, senza suono.
tutte le parole-occhi mi stanno nell’orecchio e tutte le riconosco, pure.
stanno davanti a me e mi guardano come in un abbraccio, antico e doloroso.
tutto è pieno di parole intorno a me, tutto è pieno di parole dentro di me.
- e le bugie? le bugie dove sono? chiedo al paguro.
l’animalino si gira e mostra un pugnetto di conchiglie bianche sbriciolate.
- tutto qui?
- tutto qui.
ma io lo sapevo già: solo, volevo vedere.
cammino ancora un poco e mi trovo davanti un cesto gigante di parole-lingua. sono le parole che ti scorrono dentro e ti spogliano tutta e tu quando le senti perdi la spina dorsale e ti afflosci, perdi respiro, posizione eretta, raziocinio tutto. quelle parole d’amore ti segnano la pelle, da dentro te la segnano, rimangono come cicatrici, a memoria, e tu passandoci le labbra sopra, sfiorandole appena con le ciglia, le puoi far risuonare tutte in una musica a cascata.
io guardo le mie parole-lingua e sono tante, tutte d’amore vero e pulito e fortunato.
mi viene tutto d’un tratto sonno, da non tenere più gli occhi aperti.
- scusa…ho bisogno di riposare, sono molto stanca. mi stendo un po’ qui, su queste piccole lingue…su questi piccoli baci.
mi sveglio, davanti al computer, la schiena a pezzi.
come l’altro giorno sono uscite dagli occhi della mamma e dal papà di monica, la ragazzina con gli occhi ad oblò che lavora con me. loro non ti parlano con la bocca, loro ti parlano con gli occhi. niente mi hanno detto, niente mi ha detto lui con quegli occhi di animale di bosco che sfugge, niente mi ha detto lei con quegli occhi di fiera, niente mi hanno detto ma io ho sentito tutto. anche se non avete avuto il coraggio di chiederlo perché vi sembrava cosa impropria, io l’ho sentito uguale e sì, non la lascio da sola la vostra bambina, ci guardo sempre con occhio un po’ di zia, anche se è grande.
sono parole mute, sono schiaffi, mani che ti stringono il volto prima di un bacio bagnato, quegli occhi nell'orecchio, sono parole di niente.
di niente come quel niente che mi ha detto stefano quando se ne è andato, che niente mi ha detto perché io non c’ero, io non ci sono voluta essere quando era malato. e però lui tutto mi ha detto coi suoi occhi prima di andarsene per sempre e quegli occhi ancora dentro adesso mi parlano e ridono e mi danno un perdono che io non so darmi.
alcuni occhi parlano più della voce, parlano sincero e tu sai tutto dagli occhi. gli occhi dopo ti entrano nelle orecchie perché dentro quelle due biglie sta la verità e a volte è verità di buio che la lingua ha paura a dire, a volte è verità di amore troppo doloroso a cantarsi o di addio afono, senza suono.
tutte le parole-occhi mi stanno nell’orecchio e tutte le riconosco, pure.
stanno davanti a me e mi guardano come in un abbraccio, antico e doloroso.
tutto è pieno di parole intorno a me, tutto è pieno di parole dentro di me.
- e le bugie? le bugie dove sono? chiedo al paguro.
l’animalino si gira e mostra un pugnetto di conchiglie bianche sbriciolate.
- tutto qui?
- tutto qui.
ma io lo sapevo già: solo, volevo vedere.
cammino ancora un poco e mi trovo davanti un cesto gigante di parole-lingua. sono le parole che ti scorrono dentro e ti spogliano tutta e tu quando le senti perdi la spina dorsale e ti afflosci, perdi respiro, posizione eretta, raziocinio tutto. quelle parole d’amore ti segnano la pelle, da dentro te la segnano, rimangono come cicatrici, a memoria, e tu passandoci le labbra sopra, sfiorandole appena con le ciglia, le puoi far risuonare tutte in una musica a cascata.
io guardo le mie parole-lingua e sono tante, tutte d’amore vero e pulito e fortunato.
mi viene tutto d’un tratto sonno, da non tenere più gli occhi aperti.
- scusa…ho bisogno di riposare, sono molto stanca. mi stendo un po’ qui, su queste piccole lingue…su questi piccoli baci.
mi sveglio, davanti al computer, la schiena a pezzi.
ho fatto un sogno strano…c’era un animale, tipo una vongola…
ah, che stanchezza! oggi al lavoro ho preparato centinaia di ravioli a mano e quando sono rincasata non mi sono neanche fatta la doccia da tanto ero distrutta. ho semola ovunque, perfino nelle orecchie.
ma mi lavo domani, adesso ho troppo sonno.
ma mi lavo domani, adesso ho troppo sonno.
che emozione, leggerla, Sara, e quante parole occhi che scintillano, quante parole lingua che scorrono anche dentro il mio corpo, buon viaggio a tutti noi che accompagniamo e seguiamo e ci commuoviamo...
RispondiEliminasono senza parole...
RispondiEliminasiete voi che lasciate me senza parole, è bello sentirvi così partecipi. grazie :)
RispondiElimina..UNA DELLE COSE PIU' BELLE E IMPORTANTE DELLA MIA VITA ..OCCHI CHE PARLANO...UNA GRANDE EMOZIONE...!!! GRAZIE ! ...
RispondiEliminagrazie a te, erne, davvero :)
RispondiEliminaNon può rimanere non detto un complimento per questa seconda parte. Senza tanto sforzo, ho visto, e soprattutto, mi piace come vedono i tuoi occhi.
RispondiEliminaah, ecco. adesso ho capito cosa ti tiene lì. è quella cosa lì del vedere, quella cosa che io non capisco come riesco a farla, di far vedere le cose, ma finchè ci riesco, va bene così :)
RispondiEliminaah, grazie del complimento (non si vede, ma sono in imbarazzo, che non sono molto capace di ricevere complimenti :S )
RispondiEliminale faccine le metto in abbondanza così riesci a immedesimarti con più facilità ^_^
RispondiEliminaquando ho saputo che all'estero nei corsi di ingegneria sono previsti anche degli esami di filosofia l'ho trovata una genialata assurda. La logica dei numeri si scontra con i dogmi filosofici tenuti in vita dal flusso delle parole.
RispondiEliminaImparare, riflettere, confutare, ricominciare.
Immedesimarmi, disorientarmi, ritrovare la strada buttando un occhio sulla mappa del mio vicino.
...bello il paragone con la filosofia...
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