mercoledì 20 aprile 2011

e ora...qualcosa di completamente diverso

questo dialogo non l'ho scritto io ma la mia gemella stupida qualche giorno fa. 
ogni tanto le devo dar spazio che se no si offende.
a lei piacciono le cose sceme senza un senso, 'nci posso fare niente...


- ma cosa vuole che ne sappia, me lo sono ritrovato qui, sul banco del bar e ve l’ho portato.
- glielo chiedo un’ultima volta: a chi appartiene questo seno?
- non so più come dirvelo: non-lo-so!
- dove l’ha trovato?
- oooh! ma lo volete capire o no? era sul banco del mio bar!
- e come l’ha trovato?
- oddiocristo aiutami… allora, ve lo spiego per l’ultima volta…
- decidiamo noi quale sarà l’ultima volta. continui.
- erano quasi le otto di sera e stavo pulendo la macchina del caffè…
- con che cosa?
- come con che cosa? con una spugnetta…è rilevante?
- siamo noi a fare le domande qui. le ho chiesto con che cosa stava pulendo la macchina del caffè.
- con una spugnetta bagnata.
- bagnata con che cosa?
- bagnata…di acqua calda…
- ecco, lo dicevo io che mia moglie non capisce una mazza. usa il glassex, quella, che dice che così viene più lucida! più lucida di ‘sto cazzo, come no. mi perdoni. continui.
- sì. stavo pulendo la macchina del caffè con una spugnetta quando…
- scusi se la interrompo: ma anche per i filtri usa solo l’acqua bollente?
- normalmente sì, ma due volte a settimana uso un prodotto anticalcare apposito. però il mio è un bar, capisce, per una macchina di uso domestico basterebbe una volta al mese, penso.
- sì, gliel’ho detto a mia moglie, ma quella si ostina a ficcare una pastiglia di calfort nella caldaietta e poi non lascia scorrere l’acqua abbastanza e finisce che io mi bevo ammoniaca. ci credo che poi mi brucia lo stomaco.
- ci credo anche io…
- …
- posso continuare?
- certo. stava dicendo?
- del seno.
- ah, sì, il seno.
- vado?
- vada, vada.
- dicevo che stavo pulendo la macchina del caffè quando è entrata una donna magra con delle occhiaie profonde. la ricordo bene perché ho notato che indossava una parrucca. aveva la frangia di traverso…capisce? così, in giù, ma storta.
- sì, sì, ho capito. vuole un caffè?
- mah, se c’è sì, grazie.
- io lo posso bere solo qui al lavoro: quello di casa, come le ho detto, mi spacca lo stomaco. quella donna vuole uccidermi, ne sono certo.
- quale donna? quella del bar?
- ma no, mia moglie!
- ah, sì, giusto: il calfort.
- eh.
- insomma entra questa signora con la parrucca e mi chiede un caffè. io mi secco quando mi chiedono un caffè mentre sto pulendo la macchina, tutti i baristi si seccano se gli chiedi un caffè quando stanno pulendo la macchina. è come chiedere a un pizzaiolo di farti una pizza quando ha spento il forno.
- in che senso?
- era per fare un esempio, per dire che è irritante sporcare la tua postazione quando ormai hai pulito tutto…
- mh.
- “mh” cosa?
- mh e basta. quindi lei mi sta dicendo che era nervoso quando la donna con la parrucca è entrata a chiederle un caffè. quanto era nervoso?
- non è che ero nervoso, mi sono solo irritato!
- e quanto? abbastanza da privarla di un seno?
- senta, io non ho privato nessuno di nulla!
- eppure lei si è presentato qui in caserma con un seno in mano.
- sì, ma l’ho trovato sul bancone del mio bar, volevo restituirlo!
- a chi?
- alla proprietaria! magari si presentava da voi facendo denuncia di smarrimento di un seno…
- …o di furto di un seno…
- furto di un seno?!? non ci credo…è uno scherzo…basta, la prego, la smetta!
- basta lo dico io. altro caffè?
- no. anzi sì. ma con un po’ più di zucchero.
- io lo prendo amaro. fa più scena.
- in che senso fa più scena?
- mah, così…nei film gli ispettori di polizia bevono sempre caffè amaro, ci ha fatto caso?
- sì, ma nei film gli ispettori di polizia bevono caffè americano. e il caffè americano è lunghissimo e non serve lo zucchero. e poi nei film americani i commissari di polizia sono commissari di polizia, non carabinieri. e dalle righine rosse sui suoi pantaloni io penserei che…
- vabbè, più o meno è uguale.
- …sì. più o meno.
- ma come era questo seno?
- in che senso?
- al tatto: come era?
- eh…era…morbido…liscio…
- grosso?
- abbastanza, sì. una terza abbondante, direi.
- che ci ha fatto?
- …
- le ho chiesto di dirmi che ci ha fatto. forza, risponda.
- ahm. l’ho accarezzato un po’. ma piano. sembrava un gatto acciambellato. un gatto senza peli.
- un rex.
- no, no, non un cane. sembrava proprio un gatto.
- rex è anche il nome di una razza felina senza pelo.
- per essere un carabiniere ne sa, eh! sembra quasi un ispettore di polizia.
- che le dicevo? tutto merito del caffè senza zucchero. quindi lei ha toccato questo seno e… era d’accordo?
- chi?
- la proprietaria del seno.
- la proprietaria se ne era già andata quando io ho toccato il suo seno. sempre che la proprietaria fosse la signora con la parrucca…
- e il seno che ha detto?
- nulla! che doveva dire? è un seno!
- ha fatto le fusa?
- le fusa? no!
- lo dice come se avessi detto un’assurdità.
- no, per carità: non mi permetterei mai.
- bene. comunque il seno sostiene di essere stato toccato contro la propria volontà.
- ilsenocosa??
- lei rischia un’accusa per molestie.
- ma la proprietaria che dice?
- la proprietaria non si trova.
- e quindi?
- quindi dobbiamo basarci sulle parole del seno.
- capisco. no, anzi, non capisco affatto. posso avere un altro caffè?
- certo.
- zucchero abbondante?
- no, faccia amaro. fa più scena.

4 commenti:

  1. la tua gemella e' piu' simpatica di te... comunque il seno era il mio, va la' che questa estate ne sfoggio uno nuovo anzi uno... XD

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  2. e' bellissimo e divertentissimo . Lascia che si sfoghi la tua gemella , ne ha proprio bisogno ... ma dove l'hai tenuta fino adesso? cattiva la Sara ... cattiva

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  3. ..forte forte...questa gemella...!!!

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  4. ma guarda, che brava, questa surrealLA

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