lunedì 12 marzo 2012

dimmi una parola. #2 "farina"


Farina.
Tra poco arriverai, vicina marocchina con le occhiaie, a chiedermene una tazza, l’ennesima. Cosa ci farai mai, con tutta quella farina, solo il tuo dio marocchino lo sa. Forse gestisci una panetteria abusiva; forse stai facendo - a mie spese -rifornimenti per il tuo segretissimo bunker antinucleare; forse ci sforni mobili. Ti immagino impastare in tinello, circondata da tavolini di pane e cuscini di pane e sedioline piccole, anch’esse di pane. Forse anche i tuoi figli sono fatti di pane.
Sempre mi suoni per una tazza di farina e io ti aspetto.
Ieri pure sei passata e io già la tenevo pronta e preparata, la tua scodella di farina, sul tavolino all’ingresso, sopra la bollette da pagare: tu hai suonato, io, senza neanche domandare chi fosse, ho aperto –tanto lo sapevo che eri tu, che arrivi sempre dopo Uomini e donne, tu-, ti ho mollato la tazza in mano e tanti saluti. Anzi, nessun saluto, per una volta.
Perché tu, quando vieni a chiedermi quel pugno di farina, tu parli, vicina marocchina. Tantissimo parli.
E io non ho voglia di ascoltare dei tuoi Omar, delle varicelle, della diarrea di Saïd, dell’assistente sociale che non ti dà la casa comunale, di Mamoud che ha sempre la febbre e chissà come mai. Che vuoi che ne sappia io, della febbre di Mamoud: non sono mica un pediatra. E non lo so dove si comprano le babbucce in cuoio a buon mercato, è inutile che tu me lo chieda. 
Che poi mi irriti indicibilmente col tuo francese da colonizzata che esce sgangherato dalla tua bocca fina impregnata di aglio e menta e penso che potresti almeno lavarti i denti anziché mangiare le ciungomme, vicina marocchina: sbaglieresti comunque i congiuntivi ma almeno non dovrei voltare il capo mentre fingo di ascoltarti.

E infine arrivi.
Ti apro con la tazza  già in mano, ma tu hai le braccia piene di pane
un pane spugnoso e rotondo
e fai no con la testa.
E hai pianto, si vede dalle occhiaie bagnate
e dici
Prends, prends!
Mamoud est à l’hôpital… Un mal méchant, dans la  tête , il paraît…
Dici
Tiens, manges, t’es toute maigre, toi.
Dici
Prends! T’es si gentille avec moi, toi.
E io non ti faccio neanche entrare.

Poi sentiamo Omar che piange
grida maman! maman!, che sarà rimasto bloccato nel bunker 
e tu ti volti di scatto
scappi verso la tua panetteria abusiva
mi dici
À demain!

E io con le braccia piene di pane penso 
che devo andare a comprare un altro chilo di farina
Io con le braccia piene di pane penso
che non so neanche 
come è che fa di suono il tuo nome.

***

La parola di oggi, "farina", è stata gentilmente offerta da Fede.
Attenzione! Costruire mobili di pane e cuocerli nel forno del proprio bunker può essere pericoloso. Fatelo solo in presenza di un adulto.
Se vuoi anche tu una storia breve, scrivimi la tua parola via email (lasaramandra@gmail.com) o nei commenti qui sotto. 
Ti avviserò quando sarà pronta.


3 commenti:

se accedi come anonimo perché non sei utente google e blablabla, mi piacerebbe che ti firmassi almeno con uno pseudonimo, così rispondendoti potrò rivolgermi a te in modo meno impersonale. ciao e grazie per il tuo commento!