il nonno mi chiama “fioralba”, mamma,
il nonno mi scambia per la sorella di nonna.
“fioralba, siedi qui, fioralba.
ricordi quel gennaio, quando
andammo giù al campone
vestiti di stracci a raccoglier narcisi?
e quando ballammo vicini
alla festa del santo giovanni,
lo ricordi, fioralba? io non l’ho scordato,
non l’ho dimenticato, il tuo profumo di salvia
e panini di latte, il tuo sguardo la notte dei fuochi
che bruciano il monte.”
così dice il nonno e intanto
m’accarezza i ginocchi e sospira
come se l’aria fosse finita,
esaurita
dai polmoni di ziuccia fioralba,
polmoni sotto la terra tre metri.
mamma, il nonno
mi sa che ha sposato
l’Arceri sbagliata.
molto belle queste poesie
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