lunedì 1 novembre 2010

sandwoman

me ne sto da ore annoiata davanti al computer: mail, blog, facebook, ancora mail…
mi prude un orecchio, sento come se ci fosse qualcosa dentro. il fastidio è tale per cui ci infilo un dito, non riesco a evitarlo. in effetti è proprio così: ho un orecchio pieno di sabbia. non capisco. chiedo agli amici di faccialibro di illuminarmi: come è possibile che io abbia della sabbia nelle orecchie?
pochi secondi e in molti si sbizzarriscono: “sei una fata del mare” (cozze si chiamano, no fate: cozze), “sei una sirena” (magari!), “sarai andata in fondo al mare mentre dormivi” (suggestivo) “è colpa del vento”(razionale)…ecc. ecc.
intanto io continuo a tirare fuori sabbia, ormai se n’è accumulata una certa quantità, sarà almeno un cucchiaio da minestra.
inizio a essere un po’ preoccupata.
poi sento uscire dall’orecchio qualcosa di grosso.
vedo con la coda dell’occhio una cosa piena di zampe e d’istinto grido e mi raggomitolo sulla sedia.
- emmammmia! mai visto un paguro?
- un cosa?
- un paguro. sono un paguro, non si vede? ah, sì, certo! non mi riconosci perché sono senza conchiglia…ma non ho avuto tempo di vestirmi…vorrei vedere te, se ti buttassero fuori casa mentre stai facendo le pulizie!
- macheccazz…?!

allora. io non ho la più pallida idea di come sia fatto un paguro, non l’ho mai visto un paguro io, o forse sì, nella sirenetta mi sembra che ci sia un paguro, o almeno credo, non l’ho mica visto tutto quel cartone, non mi piacevano i disegni.
a me, se mi dici paguro, viene in mente un libro sugli animali che ho letto alle elementari, in quarta, mi pare. mi ricordo che la maestra ardelia ci faceva leggere un libro al mese e poi ci faceva fare un disegno su quello che avevamo letto. la classe, per alzata di mano, votava i disegni più belli da appendere su un cartellone e i miei venivano scelti sempre perché allora ero abbastanza brava a disegnare. mi ricordo però di quella volta che ho letto ‘sto libro sugli animali e mi sono ridotta la sera prima della consegna a fare 
‘sto fottutissimo disegno.
a tempera.
su un foglio A3.
ovvero:


la

morte

nello




s          p          a          z          i          o



I            N            F            I            N            I            T            O




mia madre, pennello alla mano, smadonnava (no, non è vero: mia madre al massimo sbuffa). io, dopo  la prima ora passata al tavolo tipo alfieri, ero talmente in preda all’ansia di non riuscire a portare a termine la consegna, che riuscivo solo a saltellare in cucina tirandomi nervosamente i riccioli (con mia madre che intanto continuava a dipingere al posto mio).
non so per quale misteriosa ragione io avessi deciso di disegnare il paguro.
me lo ricordo distintamente quel disegno. me lo ricordo benissimo per due motivi: primo perché il risultato finale fu, per così dire, originale. e secondo perché mi causò una grandissima umiliazione. ma procediamo con ordine.
io dovevo aver letto che il paguro, quando cresce, si cerca una casa più consona alle sue dimensioni e la storia doveva avermi affascinato. però forse non mi era chiaro il meccanismo o forse avevo confuso il paguro con qualche altro animale descritto nel libro perché io ho poi disegnato, con abbondanza di dettagli, un animale con testa e zampe arancioni (e fin qui può starci), di forma cilindrica, completamente coperto di piccole conchiglie, alghe, coralli, sassi…una sorta di kebab di pattumiera con una specie di gambero che usciva da una delle due estremità. in poche parole: faceva schifo, non sembrava niente. non: “non sembrava un animale”, no, non sembrava niente, non si poteva paragonare a nulla di conosciuto perché allora i kebab manco esistevano a milano, nemmeno in via padova, per quanto strano possa sembrare.
eppure i miei compagni votarono quel disegno. e qui si svela l’altro motivo per cui mi ricordo del paguro. la maestra disse che quel risultato non si spiegava e invitava i miei compagni a votare nuovamente, perché non erano obbligati a scegliere il mio lavoro solo perché solitamente disegnavo bene: se lei avesse potuto votare, non avrebbe scelto il mio disegno perché, semplicemente, era brutto. quindi, in un colpo, la maestra ardelia mi demoliva pubblicamente come disegnatrice, mi privava del suo affetto (questo era quello che ne evincevo io) e per di più insinuava qualcosa che non capivo, tipo che io avessi fatto pressione sui compagni affinché mi votassero. a pensarci adesso, provo ancora un senso di nausea (ma quello forse sono i due etti di lokumi al pistacchio che mi sono scofanata davanti al computer…)
insomma, a me, i paguri mi stan sul cazzo. e questo non fa eccezione.

- scusa ma cosa ci facevi nel mio orecchio?
- beh, cercavo casa e ci sono entrato. è comodo sai?
- ma quando ci sei entrato? (dio, sto parlando con un paguro…)
- quando dormivi!
- quando dormivo?! (...“sarai andata in fondo al mare mentre dormivi”...)
- sì, quando dormivi. senti ma...dov’è finito il mare?
- il mare?
- eh, sì, il mare. di solito c’è tutto il mare intorno.
- ma di solito quando?!?
- di solito sempre. cioè, adesso è...è strano. e  poi adesso tu parli. di solito dormi, nel mare.
- …
- …
- quindi mi sei entrato nell’orecchio quando stavo sott’acqua…a cercare le paroline?
- sì.
- ah.
- ma non è buio? non è sporco? dentro l’orecchio, dico…
- no…cioè sì. un po’ buio lo è, ma non dappertutto. e poi è caldino. vuoi vedere?
- ?
- vieni, ti invito a casa mia!
- nel mio orecchio?
- sì. vuoi?
- va bene, vengo. ma...cosa devo fare per entrare?
- niente, basta che ti togli le scarpe: ho appena pulito il pavimento, era pieno di sabbia.

(
continua. se mi va)

9 commenti:

  1. perché sporco dentro l'orecchio? mi immagino un corridoio soffice, con tante giravolte che fanno anche sorridere e girare un po' la testa, ma leggermente, bello inoltrarsi, buon viaggio, Sara!

    maria cristina

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  2. ehilà! sogno, ci parlerai del tuo elmo e di delirio, e di destino??? che bello.
    non potevi essere che tu, la principessa della storie.
    ah! se si sapesse del viaggio che farai o hai già fatto all'interno dell'orecchio.

    fatti, nica nica.

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  3. ed è arrivata anche la seconda parte: io l'avevo già vista tutta ma non volevo dirvelo :)
    nica nica vuol dire piccola piccola?

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  4. Quando leggo queste cose vado in tilt, come accade quando guardo i cartoni animati. Perdo il filo logico. Dici che e' ora di imparare ad andare oltre la logica?!

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  5. "Quando leggo queste cose vado in tilt": che cosa bellissima mi hai scritto! mi sembra una bella sensazione, visto che la paragoni a quando guardi i cartoni animati :)
    mi piace sapere cosa prova chi mi legge, per me è molto difficile capirlo se non ho feedback espliciti come questo.
    spesso quello che scrivo è difficile da capire anche per me. molte cose stanno lì e basta, lì nella mia testa, e io devo solo guardarle e raccontarle. il risultato spesso non è logico, c'è un filo che guida le parole, sì, però è come se non fossi io a mettercelo. boh, non so spiegare. insomma, io logica poca, ecco :)
    ps: se vai in tilt qui, chissà quando leggi la seconda parte!

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  6. oddio, però adesso mi è venuto il dubbio che magari vai in tilt perchè non si capisce una mazza...no, vero? dimmidinodimmidinodimmidino...sì?

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  7. no... cioè sì, no... scherzo!
    Nel senso che nella prima lettura non ci capisco una mazza. Poi rileggo, mi abbandono alla fantasia e qualche cosa riesco a coglierla... lo stesso accade con i cartoni animati, non li guardo molto in realtà, sono impegnativi per me, li trovo difficili perchè non riesco ad immedesimarmi nei personaggi. Ad esempio qui mi posso immedesimare al massimo in tua madre ed io smadonno, non sbuffo. Ma continua a scrivere, io continuerò a leggere e col tempo mi trasformerò in un paguro che smadonna, vedrai!

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  8. buffo però che una persona continui a leggere una cosa in cui non riesce a immedesimarsi...chissà cosa ti tiene lì. la mia è una domanda di pura curiosità, cioè, me lo chiedo in generale, ma ancor di più se uno mi dice che fa fatica a immedesimarsi.
    grazie per la spiegazione, mi fa pensare.

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