in versi inversi: mancamenti

I.

gli occhi sul comodino parcheggiati
trentadue ore su ventiquattro
divelti
sempre aperti
nelle notti come i giorni
tutte uguali tutti uguali
i giorni come le notti
tutti con lo stesso frigo vuoto.
è tutto un vuoto
sono giorni pieni di vuoto
sono giorni esplosi di vuoto.

II.
mi sono fatta gemella di quella piantina
inutile di nome e per compagnia.
essere muto, trascurato,
di foglie poco verdi, poco carnose
di fiori colorati poco
di fiori pochi.
è tutta una pochezza, una costrizione
è un aspettare l’acqua che indiluvi le radici
che dagli occhi tracimi
che svalichi e che sdighi.

III.
dico vado a letto
dico ora vado, ora
poi però è tutto un girare a vuoto
un non sapere da dove cominciare.
prima il pigiama o prima il bidet
o prima i denti o prima il dopo?
fumare mi ricordo come si fa a fumare
e a bere caffè
e allora fumo e bevo caffè
bevo caffè e fumo.
albeggia
i merli merlano
sono il mio tempo esaurito
sono il mio dong
il mio ricominciare in fotocopia.
a dormire, domani.

IV.
ho delle mani che non sono le mie
sono le mani di qualcun altro.
io senza le mie mani
sono diventata qualcun altro
non riesco neanche a fumare bene
con queste mie mani non mie
con queste dita di non so chi.
ridatemi le mie mani
la dignità del pollice opponibile
il mio saper fumare
il mio mescolar lo zucchero
nei miei millemila caffè.

V.
che ci faccio con queste mani non mie
dove vado con queste mani rubate?
che scherzo, che scherzo di contadini.
a telefonarlo non mi ci si crede
mi dicono che non è vero
mi scredono
mi dicono tranquilla.
ma non capiscono, non capiscono che
non ci posso neanche piangere in queste mani
che sono mani arrese
mani di qualcun altro
mani che non ci posso fare nulla
neanche un ciao da lontano.

VI.
con queste mani non mie
mangio però ancora le liquirizie
ne ho una scatola da settecentocinquanta grammi
col caffè e le sigarette vanno giù bene,
anche con queste mani non mie
per fortuna vanno giù bene
per fortuna ci ho culo
anche con queste mani non mie.