tempo fa, attraverso la lettura di qualche blog o tumblr, scopro l’esistenza di uno spazio virtuale che mi piace tanto assai: barabba.
su questo blog fanno un sacco di cose interessanti e divertenti, tipo scegliere un tema e chiedere ai lettori di scriverci su dei racconti, che poi loro li pubblicano e, se ci hanno voglia, a volte ci fanno pure delle raccolte che diventano degli ebook o dei libri proprio di carta vera. la raccolta più fica, secondo me, è “schegge di liberazione” e ha per tema la Resistenza.
su questo blog fanno un sacco di cose interessanti e divertenti, tipo scegliere un tema e chiedere ai lettori di scriverci su dei racconti, che poi loro li pubblicano e, se ci hanno voglia, a volte ci fanno pure delle raccolte che diventano degli ebook o dei libri proprio di carta vera. la raccolta più fica, secondo me, è “schegge di liberazione” e ha per tema la Resistenza.
a me questi tipi qui, che avevo visto anche andare in giro a fare delle letture in pubblico, mi sono stati subito simpatici.
ad aprile o giù di lì, decido di mandare un mio scritto, “hanno ucciso barbapapà”. così, tantoper.
ma non lo mando per una sezione in particolare lo mando, appunto, tantoper, e dico al tipo che gestitsce tutto l’ambaradan: vedi tu se vi interessa, per me ha a che fare con la resistenza, ma anche no, quindi boh, decidi tu.
silenzio di tomba per un mese buono.
penso: strano, mi sembravano simpatici, ‘sti stronzi. almeno un grazie ma ci fa cacare, potevano anche dirmelo. che io non sono permalosa, no.
a fine maggio mi arriva una mail di tale marco manicardi.
chi è? boh, uno che nella foto del suo profilo blogger ha un naso da clown. sto in una botte de fèro, mi dico, questa è gente seria. e infatti.
scusa sara, la tua mail era finita nello spam.
bene, ottima credenziale.
leggo e poi ti dico. mi dispiace per il ritardo.
mi dispiace per il ritardo. lo dicevo io che erano simpatici e gentili.
io aspetto, vado in vacanza a istanbul, poi a milano a votare, torno e nasodaclown non m’ha ancora risposto.
con le mie note doti di stalker lo ricontatto, gli dico che sono quella che era finita nella cartella spam e gli chiedo se sono passata direttamente nella cartella cestino.
dice no no, sto finendo di leggere tutti i racconti, sono tantissimi.
bon.
aspetto.
notoriamente sono una che la pazienza e la calma potrebbe insegnarla al dalai lama.
no, non è vero, non è vero per un cazzo.
sono una bestia quando devo aspettare, sono una pantera in gabbia.
rimango in modalità attesa on. eghèn.
però guarda te quegli stronzi, sembravano anche gentili, non mi molleranno mica così.
uff.
ieri sono a tavola con gigi, il mio coinquilino, parliamo del fatto che qui ad amsterdam, ogni primo lunedì del mese, scattano le sirene antibombardamento e ogni volta ci fanno infartare e anche pensare che se dovessimo attaccare la città lo faremmo il primo lunedì del mese così nessuno se ne accorgerebbe.
mentre facciamo questi ragionamenti altamente filosofici io ciapino col mio icoso e ricevo una mail.
la mail è una mail collettiva inviata dal pagliaccio schizofrenico, mezzo gentile mezzo stronzo, che dice che se sto leggendo quel messaggio significa che ho inviato un racconto a barabba che è stato selezionato per essere pubblicato nella raccolta cicatrici.
ad aprile o giù di lì, decido di mandare un mio scritto, “hanno ucciso barbapapà”. così, tantoper.
ma non lo mando per una sezione in particolare lo mando, appunto, tantoper, e dico al tipo che gestitsce tutto l’ambaradan: vedi tu se vi interessa, per me ha a che fare con la resistenza, ma anche no, quindi boh, decidi tu.
silenzio di tomba per un mese buono.
penso: strano, mi sembravano simpatici, ‘sti stronzi. almeno un grazie ma ci fa cacare, potevano anche dirmelo. che io non sono permalosa, no.
a fine maggio mi arriva una mail di tale marco manicardi.
chi è? boh, uno che nella foto del suo profilo blogger ha un naso da clown. sto in una botte de fèro, mi dico, questa è gente seria. e infatti.
scusa sara, la tua mail era finita nello spam.
bene, ottima credenziale.
leggo e poi ti dico. mi dispiace per il ritardo.
mi dispiace per il ritardo. lo dicevo io che erano simpatici e gentili.
io aspetto, vado in vacanza a istanbul, poi a milano a votare, torno e nasodaclown non m’ha ancora risposto.
con le mie note doti di stalker lo ricontatto, gli dico che sono quella che era finita nella cartella spam e gli chiedo se sono passata direttamente nella cartella cestino.
dice no no, sto finendo di leggere tutti i racconti, sono tantissimi.
bon.
aspetto.
notoriamente sono una che la pazienza e la calma potrebbe insegnarla al dalai lama.
no, non è vero, non è vero per un cazzo.
sono una bestia quando devo aspettare, sono una pantera in gabbia.
rimango in modalità attesa on. eghèn.
però guarda te quegli stronzi, sembravano anche gentili, non mi molleranno mica così.
uff.
ieri sono a tavola con gigi, il mio coinquilino, parliamo del fatto che qui ad amsterdam, ogni primo lunedì del mese, scattano le sirene antibombardamento e ogni volta ci fanno infartare e anche pensare che se dovessimo attaccare la città lo faremmo il primo lunedì del mese così nessuno se ne accorgerebbe.
mentre facciamo questi ragionamenti altamente filosofici io ciapino col mio icoso e ricevo una mail.
la mail è una mail collettiva inviata dal pagliaccio schizofrenico, mezzo gentile mezzo stronzo, che dice che se sto leggendo quel messaggio significa che ho inviato un racconto a barabba che è stato selezionato per essere pubblicato nella raccolta cicatrici.
io non ci capisco più niente, mi schizza il sangue alla testa, inizio a balbettare cose senza senso per spiegare a gigi cosa è successo ma gigi non capisce una mazza e mi strappa il telefono di mano per leggere da solo.
continuo a ripetere: no, non è possibile, si sono sbagliati.
e lo ripeto a tutti quelli a cui do la notizia -visto che l’ho subito raccontato a tutti, cose persone animali fiori città- perché secondo me ci deve essere stato un errore visto che io non avevo partecipato alla selezione di cicatrici e ricordavo vagamente che bisognava rispettare certi parametri per presentare un racconto. parametri particolarissimi, tipo parlare di cicatrici, cosa che io non facevo nel mio.
chiedo conferma al pagliaccio che mi risponde con un uhm, beh, ops, forse hai ragione. non ho il testo sotto mano, fammi controllare.
sticazzi.
te lo sbrano quel naso, te lo.
gli rinvio il testo.
dice
ora vado in riunione e, mentre faccio finta di prendere appunti, ti rileggo e poi ti dico.
vai in riunione?!?
e scopro che a certi clown piace la suspance.
a me invece la suspence mi uccide.
mentre aspetto il verdetto mi divoro un salamino di cinghiale, dei carciofini sott’olio fatti in casa e un paio di fettazze di pane burro e marmellata di prugne (anche quella fatta in casa): la suspence, a me, mi mette anche molto appetito.
il clown riappare e mi dice che sì, si erano sbagliati, diomadonna (diomadonna lo dico io, non lui). ma si erano sbagliati solo a metà, cioè che dovevo essere comunque pubblicata, ma non in cicatrici, bensì nell’ebook di “schegge di liberazione-bonus tracks” che uscirà a settembre. prima, il racconto verrà messo sul sito.
continuo a ripetere: no, non è possibile, si sono sbagliati.
e lo ripeto a tutti quelli a cui do la notizia -visto che l’ho subito raccontato a tutti, cose persone animali fiori città- perché secondo me ci deve essere stato un errore visto che io non avevo partecipato alla selezione di cicatrici e ricordavo vagamente che bisognava rispettare certi parametri per presentare un racconto. parametri particolarissimi, tipo parlare di cicatrici, cosa che io non facevo nel mio.
chiedo conferma al pagliaccio che mi risponde con un uhm, beh, ops, forse hai ragione. non ho il testo sotto mano, fammi controllare.
sticazzi.
te lo sbrano quel naso, te lo.
gli rinvio il testo.
dice
ora vado in riunione e, mentre faccio finta di prendere appunti, ti rileggo e poi ti dico.
vai in riunione?!?
e scopro che a certi clown piace la suspance.
a me invece la suspence mi uccide.
mentre aspetto il verdetto mi divoro un salamino di cinghiale, dei carciofini sott’olio fatti in casa e un paio di fettazze di pane burro e marmellata di prugne (anche quella fatta in casa): la suspence, a me, mi mette anche molto appetito.
il clown riappare e mi dice che sì, si erano sbagliati, diomadonna (diomadonna lo dico io, non lui). ma si erano sbagliati solo a metà, cioè che dovevo essere comunque pubblicata, ma non in cicatrici, bensì nell’ebook di “schegge di liberazione-bonus tracks” che uscirà a settembre. prima, il racconto verrà messo sul sito.
pubblicata
su
schegge di liberazione.
pubblicata.
su schegge.
a quel punto mi si chiudono occhi e orecchi e cervello, posso anche svenire, anzi no, non posso: mi aspettano a una grigliata. posso però andare a ubriacarmi, ma tanto, e tanto felicemente.
chiedo di nuovo al pagliaccio se il racconto gli è davvero piaciuto e dice di sì ma ride che mi mi sa che io ho fatto la figura dell’idiota totale, che quando mi spiegava le cose non capivo niente da tanto ero agitata, ma bon, pace, ormai è andata.
peccato aver fatto la figura della scema con un tipo così gentile che non è vero che è stronzo, ero io che ero in paranoia spinta, se non si fosse capito.
la cosa strana ora è questa.
passato lo stordimento euforico, ieri sera mi sono riletta il racconto di barbapapà e non l’ho trovato poi così bello.
cioè, la storia sì, mi piace, ma la scrittura è ancora acerba e sbavata.
non che adesso il mio modo di scrivere sia chissaché, però diciamo che vedo la differenza dopo un anno passato a scrivere quasi ogni giorno su la saramandra.
rimango molto affezionata a barbapapà, ma alcuni racconti della saramandra mi piacciono sicuramente di più, almeno come stile.
se potessi scegliere, quel testo non lo invierei più.
l’ho inviato perché intimamente ci sono molto legata, perché è il racconto con cui, tre anni fa, ho ripreso a scrivere dopo tanto tempo.
e soprattutto l’ho inviato perché molte persone che lo hanno letto mi hanno detto la stessa cosa: rendilo fruibile a più gente possibile, perché è un racconto che fa bene dentro, che in qualche modo “cura”.
io non so se sia vero o meno, so solo che me l’hanno detto in tanti e che ho deciso di dare ascolto a questo pensiero.
si tratta quindi di una scelta, quella di proporre questo testo, che ho fatto per la me di tre anni fa, non tanto per quella di oggi, anche se la gratificazione la raccoglie quest’ultima e quest’ultima ne gode assai, sicuramente.
diciamo che per la me di oggi, però, devo fare qualcos’altro, ecco.
diciamo che per la me di oggi, però, devo fare qualcos’altro, ecco.
possibilmente in fretta.
quindi, alla fin fine, hanno ucciso barbapapà, uscirà prima sul blog di barabba poi in formato ebook a settembre.
e infine a teatro, se tutto va bene.
ma questo ve lo racconto la prossima volta, che a crearla, la suspance, ci si diverte di più che a subirla ;)
quindi, alla fin fine, hanno ucciso barbapapà, uscirà prima sul blog di barabba poi in formato ebook a settembre.
e infine a teatro, se tutto va bene.
ma questo ve lo racconto la prossima volta, che a crearla, la suspance, ci si diverte di più che a subirla ;)
:)
RispondiEliminaBrava Saramandra! A teatro?!? Che figata! in bocca al lupo!
RispondiEliminase per il teatro serve un'attrice...;-P
RispondiEliminaAh, mi hai fatto venire una fame con quella salsiccina di cinghiale...
chapeau!
RispondiEliminagrazie a tutti, sono ancora tutta sottosopra!
RispondiEliminaBrava, ti ho letto su Barabba e ti ho feedato subito, ché c'è la crisi e di blog veramente belli non ce ne sono più mica tanti :)
RispondiEliminaIn bocca al lupo.
Seguendo una strada torutosa tutta link, contro-link e rimandi a destra e a manca sono approdato qui. Mi son perso, mi sono detto con aria depressa, chiedendo aiuto per ritornare al posto che cercavo. Nell'attesa di un'anima pia che mi venisse a prendere, ho letto il tuo post e l'ho trovato molto divertente, oltre che ben scritto. Inutile dire che mi ha davvero incuriosito, ergo leggerò quanto prima il tuo racconto. Se mai vi approderò...
RispondiEliminaCarmine
grazie mille, Carmine, ti ho mandato il link su fb sperando di poterti essere d'aiuto (e di ricevere un feedback, ovvio!). ciao!
RispondiElimina