un rumore all’ingresso, come di qualcuno che provasse ad entrare, mi sveglia.
sono in vacanza qualche giorno nei pressi di pisa con mia madre e mia nonna. avevo promesso loro che oggi, mentre andavano alle terme, avrei preparato un pranzo a base di pesce. ho posticipato la sveglia fino a scaricare la batteria del telefonino e, nel mentre, devono aver fatto tempo a tornare.
mi alzo, gli occhi incispati di sonno, sbircio fuori dalla finestra ma non vedo la macchina: devono averla lasciata in cima alla stradina. sto per aprire quando mi accorgo che l’immagine che si profila dietro il vetro smerigliato della porta d’ingresso non è né quella di mia madre, né quella di mia nonna: è una figura troppo alta, troppo robusta. in un attimo realizzo che sono sola in una villa sperduta tra i campi con il cellulare scarico. rabbrividisco.
- sono io, cretina.
riconosco subito la voce. rabbrividisco due volte.
apro. ivano fa la sua apparizione come un cristo risorto, controluce: panama, ray-ban, camicia di lino bianca, bermuda che lascia il codone libero e mocassino da vela. sigaro nella mano destra e valigia in pelle D&G nella sinistra.
- bella borsa, dico. è coccodrillo?
- no, è mio cugino.
- ah. mi dispiace.
- perché? ha sempre desiderato lavorare nella moda…
sento che mi verrà presto il mal di testa. le conversazioni tra me e ivano (l'iguana di due metri che ho trovato dietro il frigo un mese fa) sono sempre piuttosto faticose, mai lineari.
- entra, sarai stanco. come hai fatto ad arrivare?
- scusa, tu come sei arrivata qui? airplane, baby, airplane.
- ok, risparmiami i dettagli. ma con cosa hai pagato il biglietto?
- ti dice niente “rimborso tasse del mese di agosto”?
cazzo, no, il rimborso tasse, no. il mio rimborso tasse no. col rimborso tasse ci volevo pagare le vacanze. le mie.
- sorvoliamo. ho bisogno di un caffè prima di affrontare l’argomento. ma perché sei venuto qui? avevamo detto che le vacanze separati ci avrebbero fatto bene…
- fica, baby, fica. dopo non vai al festival dei cinghiali equosolidali? io impazzisco per i rasta e le ragazze coi gonnelloni a fiori: vengo con te.
- ivano, no.
- sarana, sì. oh, ma sai che ti trovo diversa? cosa hai fatto? ti sei fatta crescere i baffi?
- idiota, no. guardami bene.
- ti sei depilata!
- ivano!
- i capelli! ti sei tagliata i capelli!
sorrido, gongolandomi. mi piacciono i miei capelli nuovi: penso che quando li taglio le idee mi ricrescono più forti e più belle.
l’altro giorno ero a perugia e sono andata dal parrucchiere con le mie amiche. a me non piace andare dal parrucchiere, mi annoio: odio le chiacchiere da femmine, i giornali da femmine e la parrucchiera che, femmina pure lei, di solito non capisce il taglio che voglio o non lo sa fare. però non lo dice, dice sìsì, ho capito, ma io lo vedo che non ha capito un cazzo, e inizia a tagliare alla muzzo e io sono nervosa e dico: ma non è che stai tagliando troppo? e lei fa: no, no, accorcio solo un po’ qui e un po’ qui. poi puntualmente finisce in schifo che sembro un istrice o un ombrellone da spiaggia, a seconda che la parrucchiera sia un’amante della montagna o del mare.
invece questa volta è stato diverso. siamo andate in quattro: l’arianna, la silvia, la chiarabiagio ed io. io e la chiarabiagio dovevamo tagliarci i capelli, le altre due venivano per sostenerci moralmente, scattare foto da pubblicare in tempo reale su facebook data l’importanza dell’evento e deriderci. a me la chiarabiagio mi piace assai che ci ha il sorriso grande e gli occhi puri. poi la chiarabiagio è bella che scherza sempre. soprattutto sulle sue tette scherza, che dice che sono piccole. io gliel’ho detto alla chiarabiagio che deve smetterla di ripetere che ha le tette piccole altrimenti quelle si offendono e smettono di crescere: alle tette per farle diventare grossette bisogna parlargli, come alle piante. forse adesso è un po’ tardi per la chiarabiagio, ma io proverei comunque a parlarci un po’, almeno alla sera prima di andare a letto: non si sa mai.
insomma, siamo andate dal parrucchiere e ci siamo divertite e abbiamo fatto un po’ le oche. poi…
- oh, sara, ma mi stai ascoltando?
- sì. cioè, no. cioè, poco.
mi sa che ci hanno ragione i miei amici a dirmi che ci ho i picchi autistici e che a volte inserisco la modalità Mona Lisa: sorrido e penso ai cazzi miei.
- cosa stavi dicendo?
- ti dicevo che sono arrabbiato con te.
- con me? e perché?
- ti sei scordata la regola aurea.
- non ci si taglia le unghie dei piedi in salotto?
- no, l’altra.
- …
merda. ha ragione. me ne sono andata senza salutare. la regola aurea in casa nostra, cioè mia, cioè insomma, la regola tra me e ivano è che si saluta quando si esce. sono partita e non l’ho salutato.
- ivano…scusa. hai ragione. non ho giustificazioni.
- pensavo che non saresti più tornata.
- ma lo sapevi che sarei andata in vacanza e che il mio amico sarebbe venuto a curarmi il basilico…
- io so solo che sei la mia amica e una mattina sei sparita. e non mi hai neanche detto ciao. non si fa così. conosci la regola. e sai anche che sono paranoico. punto.
mi sento una merda. ha assolutamente ragione.
- è per questo che sei venuto qui? per dirmelo? per farmi sentire una nullità?
- no, sono venuto per vedere se eri ancora mia amica. per vedere se c’eri o se eri solo frutto della mia immaginazione.
- io, frutto della tua immaginazione?
- credevo di essermi inventato tutto: le ciliegie, le storie, i porno, i massaggi ai piedi…
- no, non ti sei inventato niente. esisto. e sono tua amica.
- quindi poi torni?
- certo che torno.
- e quindi se sei mia amica mi porti al festival del cinghiale rasta?
- Balla coi Cinghiali, si chiama, no festival del cinghiale rasta. e comunque non ti ci porto.
- allora non sei mia amica.
- ‘a ivano!
- hivanoe, si dice.
che dio mi dia la forza…
ah ah ah ...quanto mi diverto :)))
RispondiEliminagrazie Sara
Ci piace Ci piace!!!
RispondiEliminae già........cavoli.....ecco perchè le mie tette..negli anni ... sono lievitate ..quando parlo con i fiori..loro sono sempre lì che mi ascoltano!!!
RispondiEliminaallora ho ancora un margine di miglioramento se inizio a parlare anche col basilico!
RispondiElimina