il mare, dall'alto, non lo sapevo che c'era. poi l'ho saputo, che il tipo col pizzetto e il cappellino da baseball che parlava e parlava - anzi, gridava- seduto vicino al finestrino ad un certo punto ha detto -anzi, gridato- "il mare!". ma quella roba lì che lui diceva, "il mare!", non era vera: c'era una cosa, sì, lì dove le ali dell'aereo finivano di essere, c'era una cosa al di là della pineta, al di là della striscia lunga e diritta di terra che si slungava sotto di noi, ma non sembrava esattamente mare, non si distendeva orizzontale verso l'infinito. era piuttosto una scala ascendente di azzurri (e di grigi pure), era un mare verticale o forse semplicemente cielo attaccato come un poster al limitare della terra. terra, sì, ma quale? per un attimo provo un senso di spaesamento che mi fa sussultare. mi guardo intorno come a voler trovare un punto di riferimento fuori dal finestrino. dove mi trovo? è la seconda volta che atterro a roma, non sono abituata. la prima volta è stato l'anno scorso, in questo stesso periodo, feci scalo a fiumicino per andare a palermo. so dove sono, ma è come se non lo sapessi: è difficile da spiegare. l'aereo è ormai prossimo all'atterraggio, l'azzurro verticale diventa quello che, con occhi di veggente, aveva visto e annunciato il tipo che gridava, diventa mare, tutto luccicoso. e me lo sento in bocca questo mare, tutto sulla lingua me lo sento, plano su questo prato di acqua e tutto lo lecco con la lingua: io, immensa gigantessa fatta di alberi, io mi inginocchio, a gattoni m'inarco su questa terra non mia ma da sempre mia, mi abbasso come leone per bere. sotto di me strade e case e tralicci e campi quadrati e rettangolari e incroci e cartelli segnaletici e casali. scendiamo scendiamo ed ecco un fiume, lunghissimo e sicuro che si distende a mare. potente e deciso il fiume s'insinua tra le mie gambe, nel mio sesso s'infila, il fiume entra nella mia fica piccola di donna di bosco
il fiume
entra
dentro di me
donna leone gigantissima e calma
donna che vola sul mare
mare verticale
mare che non sembra mare
mare che forse è cielo.
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