questa storia non è semplicissima da raccontare. innanzitutto bisogna fare un passo indietro, tipo come nei film quando il protagonista vuole parlare di quando era piccolo e allora deve ricordare e allora c’è il flash back.
tutto inizia durante le vacanze, a bardineto, durante il famoso festival di balla coi cinghiali.
torno a casa piuttosto brilla, ci sono due lune (entrambe piuttosto piene) e un cielo piuttosto luminoso. arrivo davanti al portone e trovo ivano –l’iguano che mi segue da mesi ormai- con una faccia disfatta. vedo tanti piccoli omini e mostricini vicino a lui ma non mi pongo domande, do la colpa all’alcol e penso che domani saranno tutti spariti e a me non resterà che un rassicurante mal di testa da post-sbronza olimpionica. uno di questi però si stacca dal gruppo di figurine sedute una accanto all’altra sui gradini dell’ingresso e segue ivano venendomi incontro.
- alla fine hai fatto di testa tua e sei venuto qui, dico a ivano con tono scocciato.
- non ora, sara. non ora.
ivano non mi chiama quasi mai per nome. quando lo fa, significa che la faccenda è seria.
- cos’è quel coso che ti sta attaccato alla coda?
- lasciamo perdere…
- è un tuo amico.?
- ma ti pare? potrei mai essere amico di un…coso con dei capelli così?
- non voglio sapere che cosa sei per me, allora. insomma, cos’è quell’affare?
- l’ho trovato agli oggetti smarriti. ero andato a chiedere se avevano trovato il mio vibratore anale, lo avevo lasciato nella tenda, sono sicuro. poi però ieri notte ho socializzato coi vicini e devono avermelo perso…
- basta così, risparmiami i dettagli, ti prego. non ho capito cos’è ‘sto coso.
- che coso? il vibratore anale? certo che sei proprio old, baby…
ma cosa ho fatto di male?
- intendevo che cosa è quell’essere che ti porti appresso.
- ah, lui, Coso. è Lamico Immaginario. o almeno questo è quello che dice di essere, quando si degna di parlare.
- quindi è amico tuo.
- no, è un lamico e basta.
- un lamico? amico, vorrai dire…elle, apostrofo, amico.
- io ho capito Lamico tuttoattaccato. e poi non è amico mio, mica me lo sono immaginato io, ‘sto coso. sono di immaginazione raffinata, io. ti pare che, se mi invento un amico, me lo invento di proporzioni così disarmoniche?
- e che cazzo sarebbe, secondo te, un Lamico?
- l’idea platonica di amico? la versione beta dell’ amico con la A maiuscola? teoricamente potrebbe essere.
- teoricamente. in pratica invece?
- in pratica è questo nano qui con ‘sto testone quadrato che non beve e non fuma. parla un niente e quando lo fa, cita la bibbia o blatera di robe di peccato. e ha la erre moscia, santiddio, la erre moscia. proprio un bel Lamico del cazzo.
- non nominaRRRe il nome di dio invano, ivano, bofonchia il coso.
ci giriamo entrambi. il coso adesso è esattamente sotto il fascio di luce del lampione e riesco a vederlo chiaramente.
- hai sentito che voce? quel nano è un figlio di satana, te lo dico io.
- ivano, guarda che quel nano non è un nano, è un bambino.
- ah. adesso mi spiego la reticenza nel parlare di troie. beh, comunque è inquietante come un nano.
in effetti il nano-bambino un po’ inquietante lo è. pelle color intonaco, occhi cerchiati di viola come se non dormisse da secoli e capelli carota con un ciuffo tirato sapientemente da sinistra a destra.
mi chiedo quale mente depressa abbia potuto partorire una così triste idea di amico immaginario. cioè, se ti inventi un amico, almeno inventalo per divertirti un po’. se il suo amico immaginante si divertiva con ‘sto coso, mi sa che doveva avere una vita ben infelice.
- come ti chiami…bel…coso?
- aRRRRRigo.
- mmm…che bambino foRRRtunato…
(continua)
Geniale Sà!
RispondiEliminadalli denti kit era il batterista dei Teatro degli orrori. ho indovinato?
RispondiEliminacazzo, ho visto ora una sua foto! ma aRRRigo è proprio lui da piccolo...AAAARGH!
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