venerdì 3 settembre 2010

dFAM 15 o cose da san tommaso


io lo so che la disciplina della ruspa prevede di scrivere ogni santissimo giorno, ma io a volte proprio non ce la faccio. ieri sera tornavo a casa e pensavo a cosa avrei potuto raccontare, ma davvero, crollavo dal sonno e tutte le idee erano penose.
pedalavo sull’amstel con la mia rumorosissima bicicletta e i sensi di colpa mi assalivano. pensavo a gloria, che se non scrivo mi rimprovera come una zia, che non va bene saltare un giorno, che devo fare i compiti; pensavo alla silvietta che aspetta solo di tornare dal lavoro per leggermi; pensavo a chi mi dice sara, per favore, una storia.
ma i miei occhi non avevano incorniciato nulla, in tutto il giorno, da raccontare: ero sfatta e pure un po’ nervosa, che avere un bambino per casa non mi fa stare tranquilla e mi dà pensieri. io non ne voglio di bambini tra i piedi, anzi, a dir la verità, non vorrei nessuno tra i piedi, in questo periodo. se, sforzandomi, riesco ancora a far fronte alla presenza di un iguano, quella di un bambino amish represso è per me decisamente impossibile da gestire.
che poi la cosa che mi dà sui nervi è che, questo coso, non è roba mia e qui è necessaria una spiegazione, visto che c’è gente che teme che io sia andata completamente fuori di testa perché, sostiene, vedo delle cose che non esistono. cioè, non è che tutta ‘sta gente si chiede come mai non vede ivano o arrigo, no, sono io che ho un problema. come dire che se non riesci a leggere un libro non è che ti devi mettere gli occhiali, è il libro che è scritto troppo piccolo. a parte che è noto che ci sono un mucchio di cose che non vedi ma esistono, tipo il treponema pallidum (che, per chi non lo sapesse, è il batterio che causa la sifilide), oppure, secondo alcuni, anche robe molto più serie, tipo lo spirito santo (anche se io ritengo che ci siano ben poche cose più serie del treponema pallidum, che lo spirito santo, in confronto, è abbastanza innocuo, visto che non sembra essere lui la causa principale dell’insorgere di pustole sui genitali). insomma, partire dal vedere o non vedere ivano per stabilire la mia sanità mentale non è cosa buona e giusta. però ammetto che, quando ‘sta gente nomina arrigo, un po’ ci ha ragione, cazzo.
arrigo non me lo sono inventato io, ‘sto coso è roba di qualcun altro, roba intima per di più. aRRRigo mette a disagio pure me perché non so da dove venga, è qualcosa di altro da me, o magari no, ma non è farina del mio sacco. insomma, io mi trovo a gestire un amico immaginario non mio e questa cosa qui, forse, non è molto sana, no.
inoltre, arrigo tira fuori il peggio di  me. lo so che è solo un bambino, ma se ci rifletto, in questi giorni sto impiegando molte delle mie energie a pensare a come fare per liberarmi di lui e nessuno dei modi da me pensati sarebbe approvato da un tribunale per i minorenni ma neanche dalla più scellerata delle assistenti sociali (e questa cosa qui dell’assistente sociale, o asociale, come diceva una signora che conosco, la dice lunga sulle idee che mi sono venute in mente).
ecco, io a tutte queste cose pedalando pensavo, poi sono entrata in casa e ho capito che mi sarebbe bastato aspettare di varcare la soglia per trovare di che scrivere.
però adesso ci ho troppo sonno e la pianto lì, direi che per oggi basta così.

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