stanotte ero al computer, ero al computer con la valina in chat e mi è venuta una magia. ho fatto una di quelle magie di acqua da portarla sotto il mare, giù giù dove si fanno le parole e i pesci ti nuotano vicini, anche quelli grossissimi coi denti puntuti, anche quelli brutti con le scaglie, pesci che però non ti fanno mai male.
dopo, ero stanca, che non sono più abituata e non me lo ricordavo, ma sono sempre stanca dopo che vado in quei posti profondi e lontani, dopo che vedo tutto senza usare l’invenzione. era tanto che non mi venivano le magie, non riesco più a scivolare in quei mondi, però ieri, non so perché, ci sono riuscita.
dopo la magia la valina è andata a letto, che voleva tenersi tutte le immagini nella mente, che diceva che aveva visto tutto coi miei occhi e voleva conservare quei colori e quegli animali appiccicati in testa così avrebbe dormito protetta.
io invece sono rimasta al tavolo con la schiena che si scaldava vicino alla stufa, ancora un po’ impigliata in quel mondo, cioè, in uno di quei mondi: non un mondo di pesci, un mondo diverso, tutto di buio e di morte, anche. non è bello scrivere la parola morte ma è così che sentivo.
io ero al computer e avevo sonno e a un certo punto vedo questa pantera, cioè, non si capisce bene, sento la faccia di una pantera alla mia sinistra, poco dietro alla mia testa e dietro c’è del rosso e del verde intenso, come delle pennellate. la pantera è enorme e mi fissa e fa rrrr e io mi giro ma non c’è. allora spengo tutte le luci e chiudo gli occhi e vado sotto il piumone e questa pantera, enorme, diventa sempre più grande che riempie tutto il buio e si vedono solo gli occhi rossi. non sono io a diventare piccola, è proprio lei che è enorme e io sto sotto di lei, tra le sue gambe.
io ho sopra tutto questo nero che poi diventa un dobermann
cane grandissimo e rabbioso.
io sotto piango un po’
che mi fa paura,
tantissima.
poi
il dobermann è cavallo
cavallo nero dalle zampe lunghissime e magre,
ma magre come fili di ragnatela, impossibili
e io sto sotto.
poi la pancia del cavallo si apre
scende una scala
io salgo
ma non mi piace
non mi fido
io vado sempre nell’acqua
questi posti non li conosco.
salgo e sono dentro una specie di solaio
tutto è come in un film un po’ sgrigito
i colori di polvere
e ci sono valigie aperte e giochi vecchi e pezzi di costruzioni
ma tutto è polvere.
sembrano giochi abbandonati all’improvviso.
ma dove sono andati i bambini che giocavano qui? mi chiedo.
non mi piace questo posto
è tutto morto
ho paura a stare da sola.
e mentre sto per scappare
sale un riccio tutto a palla dale scale
e le scale quando lui passa si fanno di funghi
e poi spariscono
in un puff.
io vedo questo riccetto che arriva e non ho più paura.
mi guardo intorno
e c’è una finestrella
come un buco fatto per vedere fuori dal cavallo
(ma che ci facevano questi bambini qui? perché stavano qui? non mi piace)
io guardo fuori e lontano vedo
una ragazza disegnata
morbida
coi capelli tutti di pennellata grassa e castana
tutti che si ondulano intorno a lei
che sta sdraiata
tutta in un prato verde
di pioggia verde o di foglioline di salice
insomma di fili fini sottili e brillanti.
poi io sono fuori dal cavallo
in alto
sopra tutto
e vedo che
la ragazza è stesa
sopra una donna enormissima
anche lei disegnata dipinta
donna di carni bianche e sode
tesissime come i suoi seni
e di vestito verde
di erba.
è questa donna che tutto sostiene
la ragazza
il cavallo
il dobermann
la pantera.
è una donna mondo
una donna-terra
grassissima e morbida
e sta
e
sorregge.
tutto è enormissimo che non ci sta negli occhi
tutto è grandissimo da sognare
impossibile da inventare.
è tutta una magia
un dono
una sconfinata enormità
di cose di occhi della testa
da inghiottire in silenzio
e risputare fuori
per chi ha occhi grandi
per ascoltare.
io poi dopo chiudo gli occhi, tutti
e
dormo
sfinita.
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