mercoledì 8 settembre 2010

dFAM 16 o cose di rabbia


rientro e
semplicemente
è tutto apparecchiato
e pulito.
ivano e aRRRigo siedono a tavola.
- lavati le mani, è pronto.
mi lavo le mani e mi siedo al mio posto.
- che c’è di buono?
- di buono niente, visto che non fai mai la spesa. di caldo c’è una zuppa di…brodo e  poi dei piselli con delle sottilette fuse sopra.
- beh, dai…
mangiamo in silenzio, dopo che arrrigo ci ha costretti a una preghiera.
era tanto che non mangiavo a un tavolo apparecchiato come dio comanda, era tanto che non cenavo in compagnia. cioè con più di una persona, o di un animale.
mangiamo e stiamo tutti in silenzio, ma non è un silenzio imbarazzato, è un silenzio che sa un po’ di quotidianità serena.
hanno apparecchiato tutto per bene, mi hanno anche dato la mia tazza col manico, quella smaltata che mi piace tanto.
hanno pure messo la tovaglia  anziché le tovagliette all’americana e ci sono i fiori in una brocca. si vede che si sono impegnati, che volevano farmi una sorpresa.
io guardo tutto questo e mi sembra di essere da un’altra parte, ma non capisco bene subito dove.
chiedo:
-come è andata?
ma lo chiedo tantoper, giusto perché mi sento in dovere di farlo e non mi spiego perché.
ivano fa spallucce, inclina la testa e la sostiene con a mano sinistra mentre con la forchetta nella destra giochicchia coi piselli nel piatto. sembra pensieroso.
- oggi ho raccolto dei vermi, mi dice arrigo soddisfatto. e ho addestrato una formica. adesso sa girare in tondo.
io guardo questo bambino col capoccione e penso che non dovrebbe stare qui, che non è roba mia, che non ce lo volevo, qui. penso che è proprio brutto e fastidioso e che non mi ispira nessun sentimento positivo.
- mh. utile.
arrigo aggrotta le sopracciglia, deluso.
- non hai trovato di chi è? non riusciamo a mandarlo a casa sua?, chiedo ad ivano.
arrigo mi lancia uno sguardo di pietra.
- veramente oggi non ci ho pensato. abbiamo cercato i vermi insieme.
- ah, complimenti. io a lavorare e voi a cercare vermi. bravi.
- volevi venire anche tu?
- sì va beh, continua a far finta di non capire.
ivano non si scompone, appoggia una mano sul braccio di arrigo e lo guarda come dire, lascia stare, poi passa.

io non so perché sono diventata così acida tutto di un colpo. è come se provassi ill bisogno urgente di prendermela con qualcuno per qualcosa e quel qualcuno ora sono arrigo e ivano, che c’entrano assolutmente nulla.
è che mi manca questa cosa qui di stare insieme e condividere, mi manca quello stare insieme che provavo in comunità, coi ragazzini. mi manca una casa, forse, una di quelle con la C maiuscola, quelle dove torni e c’è la luce accesa e qualcuno ancora in piedi a cui raccontare la giornata, un posto in cui, anche se è tardi, qualcuno ti ha tenuto da parte un piatto di pasta.
rientrare oggi e trovare tutte queste cose insieme  –la tavola apparecchiata bene, coi fiori addirittura, un pasto caldo che non importa se sono solo piselli col formaggio fuso, due persone sedute tranquille che ti raccontano di formiche ammaestrate- mi ha fatto montare una rabbia grigia di frustrazione.

io lo so
che queste cose qui le ho
ma anche
che non le ho.
io non voglio nessuno intorno. 
io voglio stare da sola.

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