lunedì 18 ottobre 2010

impossible is nothing (più o meno)

l’altro giorno era uno di quei giorni in cui ti sembra di sprofondare in un pozzo di gommapiuma e soffocarci dentro e mi hanno chiesto che cosa mi avrebbe fatto stare meglio in quel momento. io pensavo solo a una cosa, ma sapevo che era una cosa impossibile da ottenere, tipo come chiedere a un granchio di camminare diritto. allora io ci ho ripensato a lungo, ma dentro non sentivo veramente nulla, nessun desiderio: tutto piatto, proprio da non sapere da che parte iniziare. poi ho guardato fuori dalla finestra. io fuori ho un tavolino con due sedie. mi sono ricordata che fino a non molto tempo fa mi piaceva bere il caffè lì fuori. e mi sono ricordata che ancor di più mi piaceva andare sul canale - che sta in fondo alla stradina- portarmi la mia tazza di caffè e fumarmi una sigaretta guardando le papere. una roba molto da vecchi, sì, ma a me piaceva.
mentre rispondevo alla persona che mi aveva posto la domanda io guardavo fuori dalla finestra ma quel fuori mi sembrava lontanissimo e irraggiungibile e l’idea di arrivare al canale proprio mi atterriva, era ed è un’idea paralizzante. pensavo a tutte le cose belle che avrei potuto vedere ma era come non avere nessun aggancio emotivo ad esse, ecco.
è tanto che non vado più sul canale, pensavo, manco mi ricordo più come si fa, ormai. capace che se arrivo fino a lì mi dissolvo, puff! divento di vapore trasparente, sicuro.
poi però oggi mi sono decisa. mi sono impegnata tantissimo e ce l’ho fatta. ho preparato il caffè, la borsa con il tabacco e la moleskine, mi sono infilata il cappotto pesante, quello verdone col cappuccio di pelo, quello che mi protegge da tutto, e sono uscita con la mia tazza fumante in mano.
una volta fuori non ho più pensato a quanto mi sembrava difficile fare quella cosa. già intravedevo il canale, già sentivo le anatre starnazzare.
mi sono seduta sulla panchina e l’acqua era un po’ nera e un po’ oro che ancora c’era un filo di sole ma già iniziava il buio.
mi sono portata un biscotto grosso alla cannella e l’ho intozzato nel caffè.
mi sono rollata una sigaretta e l’ho fumata.
una paperina di quelle nere col muso bianco, quelle che sembra che portino una maschera neutra sul volto, mi è venuta vicino a becchettare le briciole.
sono passate quattro barche. una di queste si chiamava joie de vivre e a bordo c’era anche un tipo con una fisarmonica rossa. speravo che iniziasse a suonare passandomi davanti e invece no. a me piace molto la fisarmonica.
passando, joie de vivre ha smosso tutta l’acqua dietro di sé. ma l’ha fatto piano, morbida, quasi liquida anch’essa. quando la barca è passata si sono fatte tante ondine regolari come di olio, che sembrava che avessero tirato le lenzuola di un letto dal centro.
faceva freddo ma mi piaceva stare lì, non mi ricordavo che fosse così bello.
uno dopo l’altro sono planati ai lati del canale diversi aironi. uno camminava proprio vicino a me.
io lo guardavo muoversi al rallentatore sull’acqua. poi quardavo anche gli altri suoi parenti e stavo bene.
mi facevano proprio bene dentro.
che gli aironi si muovono sottovoce e sono come una leccata di cane sul muso, calda e tutta di cura, a volte.

1 commento:

  1. ...sono queste immagini di vita ...che riesco a vedere e che amo....grazie ...!!!

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