mercoledì 6 ottobre 2010

migrano

ieri passeggiavo con la vale sul canale davanti a casina e le ho detto: guarda vale! le oche che ho raccontato nel blog! lei ha guardato e ha visto tutte le oche bianche sull’acqua ed era sorpresa, che si chiedeva come mai dormissero nel bagnato e non nell’asciutto. io le ho detto che non sapevo il perché preciso, però sapevo che quel posticino lì dove dormivano è il posto dove fanno il nido e covano le uova e aspettano che nascano i piccoli.
le oche quando si mettono lì sono bellissime, che specchiandosi nell’acqua diventano doppie e sembrano dei baci di dama grossissimi fatti con le meringhe.
a me le oche piacciono tanto: quando dormono, quando camminano, quando volano, quando sbattono le ali, quando ti guardano, sempre sono belle le oche.
ma io lo so che tra un po’ voleranno via, che partiranno per la migrazione.
è tutto il giorno che ci penso e questo pensiero mi rende nervosa, perché non so quando se ne andranno, non mi ricordo in quale periodo le vedevo volare via gli altri anni, non mi ricordo mai niente, io. ho cercato su internet, ma non si capisce, non lo capisco. gli articoli che ho letto si riferiscono agli spostamenti delle oche in italia, non da qui. e poi non so che specie di oche sono queste e quindi non so nemmeno dove sono dirette e quando torneranno.
ma soprattutto nessuno mi dice quando partiranno esattamente. io non voglio che mi dicano “a febbraio”. io voglio che qualcuno mi dica il giorno preciso, così io posso salutarle, tutte, bene. quando si parte per un viaggio ci si saluta, sempre.
come si fa a sopportare una tale approssimazione? come posso stare qui a scrivere, col culo attaccato alla stufa, pensando che magari le mie oche stanno volando via, tutte?
è tutto il giorno che ci penso ed è tutto il giorno che questo pensiero mi rende rabbiosa. ho paura di tornare a casa una sera e non trovarle più, le mie oche: qualcuno mi deve dire quando se ne andranno, con precisione.
che, anche così, non si è mai preparati abbastanza alla migrazione delle oche, mai.

2 commenti:

  1. “Quando il freddo si fa pungente, le oche migrano in gruppo”.
    ““Ad Amsterdam il freddo pungente inizia a sentirsi intorno al mese di…”


    Non sono risposte, il giorno preciso non c’è. Sono conoscenze approssimative, servono solamente a farsi un’idea. Infatti… quand’è che il freddo inizia a diventare pungente? E, soprattutto, chi è che tra loro decide di partire e spostarsi? Tutte insieme?
    Qualcuna, coraggiosa, pronta a prendersi la responsabilità del gruppo guida gli altri verso luoghi più protetti?

    L’istinto.
    I-s-t-i-n-t-o.

    I
    s
    T
    i
    n
    T
    o

    Quando sentono che è il momento di andare, vanno.
    E noi, maledettamente, contro questo istinto possiamo poco.

    Ma - forse - non è vero che non possiamo fare nulla. Possiamo pensare che le oche sanno quello che deve essere fatto, e lo fanno.
    Stanno andando in un luogo protetto, sicuro, caldo. Non riuscirebbero a sopravvivere altrimenti.
    La fatica è gestire l’assenza.
    A volte l'attesa del ritorno.
    Siamo inevitabilmente spettatori inermi di un viaggio che vorremmo non iniziasse mai.
    Ma dentro questo viaggio c’è la vita.
    E quando arriverà ancora il caldo vedrai tornare le ‘tue’ oche, Sarina.
    E non è vero che non ricordi niente: ogni tuo racconto è memoria.
    Ogni collanina di parole un pezzettino di vita.

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  2. sì, le oche sanno cosa devono fare, sono animali intelligenti, le oche, e hanno l'istinto, come dici tu.
    e poi è vero che dentro quel viaggio c'è la vita, lo so.
    è che io mi sento che stanno per partire e non voglio, ecco.

    "E non è vero che non ricordi niente: ogni tuo racconto è memoria. Ogni collanina di parole un pezzettino di vita.": ecco, questa cosa spero di non dimenticarmela mai perché è bellissima e vorrei che fosse proprio vera.

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