domenica 13 giugno 2010

matilde-matilde senza matilde

non ho dormito bene, sono stanca. non ho dormito un cazzo, altro che palle.
chiamo la nonna, quella del Dono, quella che non ci sente tanto bene.
le chiedo subito una storia, senza passare dal via.
ride.
inizia a raccontarmi una storia che sarà "un po' lunghetta".
ci sono un contadino e la sua sposa nei campi che hanno portato il loro bambino piccolo con loro.
"te l'ho già raccontata?"
"no, nonna"
"ah, meno male. allora posso andare avanti".
appoggio la testa al tavolo, sfinita. muso stanco, muso di cane, bisogno di coccole.
coccolami, nonna. adesso.
c'è questo bambino che è come in una cesta e lo vedo benissimo e sento il caldo, le cicale, il sudore e le mosche che si appiccicano alla pelle che odora pungente.
e poi suonano le campane della chiesa sulla montagna di fronte che erano delle campane grandissime e tutti si fermano per mangiare un boccone, un po' di pane, un po' di formaggio, un bicchiere di vino ma in quel momento arriva un'aquila o un uccello simile che si prende il bambino con quelle zampacce e io lo vedo, tutti i panni in cui era avvolto vedo, e i contadini che gli corrono dietro coi forconi, che la nonna precisa "che avevano i forconi e le roncole e tutti i loro attrezzi da contadini".
io vedo tutto e l'aquila continua il suo volo e la mamma si dispera e grida "parole che non posso neanche ripetere" e poi con tutto quel fracasso, l'aquila si distrae e finisce contro i fili elettrici dell'alta tensione "quelli che portavano la corrente a quelle fattorie sperdute" e il bambino cade, precipita, và giù giù e tutti rimangono con la bocca aperta e alcuni si coprono gli occhi "che da quelle parti è tutto una pietraia" ma il bambino cade preciso preciso su un fienile.
e la sua mamma va a prenderlo e piange dalla gioia e lo bacia tutto "che è felice come non mai di averlo ritrovato".
da quel giorno i suoi genitori continuarono a portarlo nei campi, ma non più in una cesta, ma in una gabbia, "una gabbietta, diciamo".
"insomma, hanno poi continuato la loro vita di sempre, da contadini, una vita di sacrifici. ma anche quel bambino lì, nella gabbietta...eh, beh, è la vita, no?"

la cosa curiosa è che, al momento dell'arrivo dell'aquila, io mi sono ricordata di quella storia.
ma la cosa impressionante è che nella mia mente ho rivisto LE STESSE immagini che vedevo da piccola, quando ascoltavo mia nonna.
"nonna? sai che io quando tu racconti vedo con i tuoi occhi?"
"ah sì? ma che bella cosa che mi dici!"
ha capito subito, la nonna. ha capito senza che le spiegassi questa frase bizzarra che mi mette nostalgia, non so perché.

ecco, ora ho sonno.
ora posso finalmente riposare, dormire, tornare un po' piccola.

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